GIORGIO COSTA
Cronaca

Dionigi, la scuola dei sogni: "Una casa per i giovani"

L’ex rettore di Bologna ha presentato il suo libro alla biblioteca Classense. Patuelli: "Un nuovo umanesimo di fronte alla sfida dell’intelligenza artificiale".

Il professor Ivano Dionigi, terzo da destra, con Antonio Patuelli (Corelli)

Il professor Ivano Dionigi, terzo da destra, con Antonio Patuelli (Corelli)

"Aprire le scuole 24 ore al giorno, farle sentire ai giovani come fossero casa loro; nessun giovane distrugge la sua cameretta. I nostri giovani vedono le città, non il deserto, sono colti e primeggiano all’estero. Serve un Paese che creda nei giovani e il presidente del Consiglio dovrebbe tenere per sé la delega all’istruzione".

Ivano Dionigi, latinista, rettore dell’Università di Bologna dal 2009 al 2015, ha presentato alla Biblioteca Classense, in dialogo con a Gianna Fregonara, la sua ultima fatica letteraria, ’Magister. La scuola la fanno i maestri, non i ministri’. Dopo i saluti della presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, Mirella Falconi Mazzotti, e del presidente della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna Pierluigi Stefanini (entrambi hanno sottolineato l’importanza della collaborazione tra i due enti per il bene e lo sviluppo dell’area ravennate), è intervenuto Antonio Patuelli, storico e saggista, presidente della Cassa che ha sottolineato "la necessità di un nuovo umanesimo di fronte alla sfida dell’intelligenza artificiale, e di uno spirito critico che guidi la tecnica e non la subisca, che non schiacci i diritti dei cittadini digitali". E in Italia stiamo subendo "il divorzio tra cultura e politica al punto che è stata chiusa, per mancanza di richiesta di testi, la libreria interna della Camera". E dire che siamo nella patria della cultura, in cui il sapere, la lingua e il diritto dei romani non vennero mai surclassati dagli invasori, "neanche dagli Ostrogoti che arrivarono a Ravenna". "Noi – ha proseguito Dionigi – abbiamo sostituto la stima verso i maestri con l’ossequio verso i ministri e un Paese che crede troppo ai ministri non ha speranza".

La scuola, ha insistito Dionigi, "non deve servire a trovare lavoro ma a diventare cittadini digitali". E se fino agli anni ’60 del 900 la cultura umanistica prevaleva, oggi siamo un Paese "devoto alla tecnologia che mette da parte la cultura classica e la bandisce come conservatrice e inutile. E invece serve l’ingegnere rinascimentale, serve la visione d’insieme e con il sapere troppo specialistico finiamo per sapere tutto di niente". Quel che serve, ha concluso Dionigi, è "un’alleanza tra Socrate e Prometeo, tra umanesimo e tecnologia. Oggi la politica è messa all’angolo dalla tecnica e dall’economia e invece c’è bisogno del pensiero umanistico. E i giovani cercano fratelli maggiori, padri, maestri ma non li trovano, a cominciare dai genitori".

Giorgio Costa