
Il professor Ivano Dionigi, terzo da destra, con Antonio Patuelli (Corelli)
"Aprire le scuole 24 ore al giorno, farle sentire ai giovani come fossero casa loro; nessun giovane distrugge la sua cameretta. I nostri giovani vedono le città, non il deserto, sono colti e primeggiano all’estero. Serve un Paese che creda nei giovani e il presidente del Consiglio dovrebbe tenere per sé la delega all’istruzione".
Ivano Dionigi, latinista, rettore dell’Università di Bologna dal 2009 al 2015, ha presentato alla Biblioteca Classense, in dialogo con a Gianna Fregonara, la sua ultima fatica letteraria, ’Magister. La scuola la fanno i maestri, non i ministri’. Dopo i saluti della presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, Mirella Falconi Mazzotti, e del presidente della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna Pierluigi Stefanini (entrambi hanno sottolineato l’importanza della collaborazione tra i due enti per il bene e lo sviluppo dell’area ravennate), è intervenuto Antonio Patuelli, storico e saggista, presidente della Cassa che ha sottolineato "la necessità di un nuovo umanesimo di fronte alla sfida dell’intelligenza artificiale, e di uno spirito critico che guidi la tecnica e non la subisca, che non schiacci i diritti dei cittadini digitali". E in Italia stiamo subendo "il divorzio tra cultura e politica al punto che è stata chiusa, per mancanza di richiesta di testi, la libreria interna della Camera". E dire che siamo nella patria della cultura, in cui il sapere, la lingua e il diritto dei romani non vennero mai surclassati dagli invasori, "neanche dagli Ostrogoti che arrivarono a Ravenna". "Noi – ha proseguito Dionigi – abbiamo sostituto la stima verso i maestri con l’ossequio verso i ministri e un Paese che crede troppo ai ministri non ha speranza".
La scuola, ha insistito Dionigi, "non deve servire a trovare lavoro ma a diventare cittadini digitali". E se fino agli anni ’60 del 900 la cultura umanistica prevaleva, oggi siamo un Paese "devoto alla tecnologia che mette da parte la cultura classica e la bandisce come conservatrice e inutile. E invece serve l’ingegnere rinascimentale, serve la visione d’insieme e con il sapere troppo specialistico finiamo per sapere tutto di niente". Quel che serve, ha concluso Dionigi, è "un’alleanza tra Socrate e Prometeo, tra umanesimo e tecnologia. Oggi la politica è messa all’angolo dalla tecnica e dall’economia e invece c’è bisogno del pensiero umanistico. E i giovani cercano fratelli maggiori, padri, maestri ma non li trovano, a cominciare dai genitori".
Giorgio Costa