Ravenna, dipendente 'infedele'. "Prese dalla cassa bar 40mila euro"

Condannata 36enne. L’imputata: "Si era trattato solo di piccole somme per ragioni di lavoro"

Indagini della polizia (foto repertorio)

Indagini della polizia (foto repertorio)

Ravenna, 29 novembre 2021 - Secondo il suo datore di lavoro, tra il giugno 2017 e il settembre 2018 aveva preso di nascosto danaro dalla cassa di quel bar di via Galilei: prelievi quotidiani che avevano restituito la bella cifra di oltre 40 mila euro. Secondo la diretta interessata invece si era trattato di modesti prelievi legati al lavoro a fronte dei quali al massimo lei aveva commesso errori di qualche decina di euro. Il giudice Andrea Chibelli al termine del processo, martedì scorso, dopo avere escluso l’aggravante del danno rilevante, ha condannato la dipendente – una 36enne ravennate finora incensurata – a otto mesi di reclusione e 500 euro di multa. La sospensione della pena è stata condizionata al pagamento, entro 90 giorni dal passaggio in giudicato della sentenza, di una provvisionale di 2.000 euro al titolare del bar, un 40enne di Lugo parte civile con l’avvocato Michele Dell’Edera. L’imputata, tutelata dall’avvocato Giorgio Vantaggiato, è stata condannata pure al risarcimento del danno che verrà quantificato in separata sede, quella civile.

Le verifiche della polizia erano scattate nell’ottobre di tre anni fa quando il 40enne si era rivolto direttamente in procura per lamentare l’ammanco tramite formale denuncia. Nel documento aveva spiegato di avere assunto la dipendente il 31 maggio 2017 per quella sua nuova attività: in lei "riponevo assoluta fiducia – si legge nel documento – alla luce dell’amicizia e della sua esperienza di settore". E così le aveva assegnato compiti di fiducia come "aprire il bar, gestire la cassa e chiuderla a fine giornata". A gennaio l’uomo aveva però realizzato che i conti erano in sofferenz a. All’inizio si era pensato a difficoltà dovute a spese per l’avvio dell’attività: poi però a giugno 2018, "dopo una attenta analisi, riscontrai che gli incassi non corrispondevano alle vendite". Ecco che allora assieme ad un altro dipendente, aveva deciso di appostarsi davanti al locale in orario di apertura: e tra il 3 e il 6 settembre 2018 alle 4.45 i due avevano notato che la dipendente, "dopo avere aperto il locale, si era diretta senza indugi verso una delle casse prelevando banconote".

La successiva analisi dei video, aveva alimentato ulteriormente i sospetti. A quel punto il titolare del locale aveva avvisato un familiare della 36enne: tra i due uomini era partita una trattativa, poi naufragata, per giungere a un risarcimento del danno. In ogni caso, il 19 settembre la barista si era dimessa. E qualche settimana dopo la squadra Mobile aveva ascoltato tutti i testimoni utili a definire la vicenda. L’imputata in aula ha ribadito che si era trattato solo di piccoli prelievi per ragioni di lavoro: vedi spese per il bar, tipo verdura o latte, per cambiare le banconote in monete per la macchinetta cambiatrice del locale o ancora per cambiare al vicino panificio (circostanza che la fornaia non ha confermato). Scontato insomma il ricorso in appello non appena entro 90 giorni verranno depositate le motivazioni. a.col.