
Pena esemplare, in abbreviato quindi già con sconto, per un 56enne marocchino, ora in carcere
Una sentenza che fa rumore, non solo per la gravità dei fatti contestati ma anche per la durezza della condanna. Il giudice per l’udienza preliminare Federica Lipovscek ha inflitto quattro anni di reclusione a un 56enne originario del Marocco, accusato di violenza sessuale nei confronti di una giovane con grave disabilità. Una pena che va ben oltre i 16 mesi chiesti dalla Procura, e questo nonostante il rito abbreviato, che prevede lo sconto di un terzo della pena: in pratica, il Gup ha triplicato la richiesta accusatoria. Alla vittima, circa ventenne, parte civile con la tutela dell’avvocato Valentina Bartolini, è stata inoltre riconosciuta una provvisionale immediatamente esecutiva di 10.000 euro.
I fatti risalgono al pomeriggio del 3 giugno 2024. La ragazza, affetta da una forma severa di disturbo autistico e con necessità di sostegno elevato, stava tornando a casa dopo aver frequentato una struttura di via Gramsci, gestita da una cooperativa. Mentre si avviava a piedi verso la fermata dell’autobus, è stata avvicinata da un uomo in bicicletta, da lei descritto come di carnagione scura e maglietta a maniche corte viola, capelli corti e brizzolati ai lati, che ha cominciato a seguirla e ad importunarla con domande a sfondo personale: le ha chiesto il nome, l’età, se avesse un fidanzato, se fosse vergine. Poi le ha proposto un “massaggio” e ha iniziato a palpeggiarla sotto gli indumenti nelle parti intime.
La giovane, sconvolta, è salita sull’autobus ed è tornata a casa in lacrime, raccontando tutto ai genitori e sentendosi a disagio anche per il timore di essere giudicata. Nei giorni successivi, ha rivisto l’uomo nello stesso quartiere e ha avvertito il padre. L’uomo lo ha seguito, gli ha scattato una fotografia e si è recato in questura, dove è partita l’identificazione. Secondo l’accusa, è stata proprio la ragazza – e non il padre – a riconoscere l’uomo come autore dell’aggressione. Una versione che diverge da quella della difesa dell’imputato, assistito dall’avvocato Cristiana Burdi, secondo cui il riconoscimento fotografico non sarebbe attendibile, perché la giovane potrebbe essere stata influenzata dal padre. In buona sostanza, per la difesa, l’uomo fotografato dal genitore potrebbe non essere il vero autore del reato.
Il 56enne ha numerosi precedenti penali, in particolare per reati legati allo spaccio di stupefacenti, oltre a un ammonimento per atti persecutori, e al momento si trova in carcere a modena, in custodia cautelare, proprio per la violenza sessuale commessa. Per la difesa di parte civile, avvocato Bartolini, l’imputato ha abusato della condizione di inferiorità psichica della giovane, evidente all’istante, approfittando della fiducia che lei, a causa del suo disturbo, ripone in modo incondizionato negli adulti. Per il Gup, non ci sono dubbi sulla responsabilità dell’uomo e sulla necessità di una condanna esemplare, nonostante la scelta del rito abbreviato. La pena, più che severa, suona come un chiaro messaggio di tutela delle persone più fragili.
Lorenzo Priviato