
Le fiamme appiccate dall’immigrato avvolgono il distributore di benzina alla darsena: è il 16 aprile del 2024
Ravenna, 18 aprile 2025 – Le immagini di quel distributore del quartiere Darsena in fiamme, avevano in breve fatto il giro di Ravenna e non solo. Davvero incomprensibili le ragioni che avevano spinto il giovane piromane - un 25enne originario del Mali - la mattina del 16 aprile dell’anno scorso a prendere quasi a frustate l’impianto Coil di piazza Caduti sul Lavoro, all’angolo con via Trieste e via Gulli, con la bocchetta aperta; quindi alla fine, usando un fazzolettino in fiamme come innesco, dare fuoco alla colonnina alimentando una potente quanto estemporanea fiammata. Anzi, lui stesso durante l’udienza di convalida dell’arresto, davanti al gip Corrado Schiaretti aveva spiegato che in sogno gli erano apparsi i carabinieri per ordinargli di bruciare quel distributore nel contesto di una narrazione fatta di voci, sogni, ordini impartiti da entità terze.
Per il 25enne, difeso dall’avvocato Mauro Faccani, è ora giunta la richiesta di rinvio a giudizio a firma del pm Lucrezia Ciriello. Nell’udienza di convalida fissata per metà settembre davanti al gup Janos Barlotti, dovrà rispondere di incendio aggravato, resistenza ai militari del Radiomobile che lo avevano arrestato subito dopo il rogo e danneggiamenti della Gazzella.
Ma anche di violazione del foglio di via obbligatorio e di avere rapinato giusto poco tempo prima del rogo, un 40enne siciliano senza fissa dimora: i due avevano passato la notte in un casolare abbandonato e, al risveglio, il 25enne aveva afferrato l’altro per il collo per prendergli il borsello.
A questo punto ciascuno di voi si è probabilmente già fatto una domanda: ma uno che si comporta in questo modo, è capace di intendere e volere? No, secondo lo psichiatra Roberto Zafini incaricato dal tribunale. Non solo: se non mantenuto sotto terapia, il ragazzo è socialmente pericoloso. Tanto che ora si trova in libertà vigilata in una clinica di Fermo, nelle Marche. L’analisi del perito vale solo per i primi tre dei reati contestati: ovvero quelli commessi il giorno del rogo. Restano quindi fuori gli altri due capi di imputazione. In ogni modo, sarà il gup a decidere su un eventuale non luogo a procedere con contestuale misura legata alla pericolosità sociale del nostro. Il quale a più riprese ha dimostrato di essere pronto a tutto.
In Italia da circa un lustro, il 25enne era già finito in manette per la rapina. Inoltre era stato fermato nel febbraio 2023 dopo avere mandato al pronto soccorso quattro agenti. Nel suo curriculum figurano altre contestazioni: vedi spaccio, resistenza, rapina, lesioni personali e violazione del foglio di via obbligatorio emesso dal questore. Da ultimo, un sfilza di evasioni dal reparto di igiene mentale collezionate dopo la convalida dell’arresto per il rogo. In occasione dell’ultima, davanti al giudice aveva detto: “Ho capito che non posso uscire quando mi pare, ma lì ci sto male; in carcere invece sto bene. Sono venuto in Italia per giocare a calcio ma non mi hanno ancora dato le scarpe”.