Ditte fallite dopo la frode fiscale Imprenditore patteggia tre anni

La pena accordata a Carlo Gallegati per bancarotta fraudolenta e 4 milioni di euro di tasse non versate. Lo stesso fu accusato di avere creato finte società di abbigliamento assieme a cinesi, oggi irreperibili

Ditte fallite dopo la frode fiscale  Imprenditore patteggia tre anni

Ditte fallite dopo la frode fiscale Imprenditore patteggia tre anni

Nel 2020 era finito in carcere per una frode fiscale da 1,7 milioni di euro, messa in atto attraverso un sistema di ’cartiere’, costituendo aziende del settore dell’abbigliamento che però non avevano magazzini, né dipendenti, né abiti: ogni società veniva usata alcuni anni e poi tutte le operazioni fasulle venivano fatte confluire in una nuova azienda. Quel meccanismo ha così innescato una serie di fallimenti a catena, per i quali ieri mattina, davanti al Gup Andrea Galanti, il 61enne imprenditore faentino Carlo Gallegati – difeso dall’avvocato Antonio Primiani – ha patteggiato tre anni per bancarotta fraudolenta e reati derivati, tra cui la sottrazione o distruzione di scritture contabili.

Ha invece scelto la strada del processo a dibattimento, ed è stato rinviato a giudizio, il 60enne consulente fiorentino Tiziano Strinati, difeso dall’avvocato Ermanno Cicognani. La bancarotta fraudolenta viene, inoltre, contestata a due cittadini cinesi, la cui posizione è stata però stralciata in quanto irreperibili. Sono quattro le srl fallite, con i curatori come parti offese: Charly Baby, Ninna, La Fenice srl e Charly 2.2. Complessivamente viene contestato un debito verso l’Erario, per il mancato versamento di imposte, superiore ai quattro milioni. Tre anni fa Gallegati era finito in carcere su ordinanza di custodia cautelare. Strinati, suo consulente, indicato dall’ordinanza come commercialista sebbene non iscritto al relativo albo, era invece finito ai domiciliari. Il 28 marzo 2017 le Fiamme Gialle di Faenza avevano compiuto una verifica fiscale sulla Charly Baby srl, società specializzata in abbigliamento all’ingrosso, costituita nel 2013 e della quale socio e amministratore unico era Gallegati. Quel giorno, all’arrivo dei militari, l’imprenditore dichiarò che la documentazione contabile della srl era andata distrutta in un’alluvione abbattutasi sulla sede il 31 maggio 2014. Non vi erano magazzino, logistica e dipendenti. Per gli investigatori lo scopo era chiaro: emettere fatture per operazioni inesistenti. La Ninna srl, già interessata da altra indagine partita nel 2015 su un arcipelago di società formalmente riconducibili a proprietari cinesi, era stata costituita sempre da Gallegati nel 2012 assieme a una cinese ora irreperibile. E la sede, a Castel Bolognese, coincideva con la residenza di una familiare. In quanto alle fatture, pur inesistenti, erano state pagate alla Charly Baby, per l’accusa un po’ come se la società avesse venduto capi di abbigliamento senza averne mai acquisitati.

La perquisizione del 23 giugno 2017 allo studio di Strinati consentì di recuperare corrispondenza della Ninna, che aveva come unico riferimento Gallegati. In quell’occasione, erano emersi elementi su un’altra cliente della Charly Baby: la Fenice srl, società costituita nel 2015 da due cinesi ma con sede a Sant’Agata nella residenza sempre di una familiare dell’imprenditore faentino. Dopo il pagamento delle fatture, l’intera somma – è stato ricostruito – veniva bonificata su conti esteri o distratta tramite carte di credito e conti riconducibili all’indagato.

Lorenzo Priviato