
Container al porto di Ravenna (repertorio)
"Enti territoriali e Governo hanno tutto il diritto e dovere di chiedere conto riguardo a una funzione fondamentale dello Stato". Così il presidente dell’Emilia-Romagna, Michele de Pascale, commenta quello che definisce un "comunicato fuori luogo dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli": lunedì infatti Adm aveva definito "false notizie" la "presunta penalizzazione dell’Ufficio delle Dogane di Ravenna", aggiungendo che "negli atti ufficiali non vi è alcun riscontro che giustifichi l’idea di un declassamento".
De Pascale ribadisce le sue perplessità: "Confermiamo la preoccupazione serissima e unanime delle istituzioni locali e delle associazioni economiche e sindacali che possa peggiorare ulteriormente un servizio di sdoganamento già oggi giudicato insufficiente ai bisogni, peraltro in maniera incoerente rispetto alle volontà di potenziamento che Governo e Regione hanno ribadito con l’istituzione della zls". De Pascale chiede, quindi, "al Governo di convocare un incontro urgente rispetto all’esercizio di una funzione fondamentale dello Stato, sul quale legittimamente gli enti territoriali e il Governo hanno il diritto e il dovere di chiedere conto".
"Leggiamo con stupore un comunicato dai toni completamente fuori luogo diffuso da Agenzia delle Dogane e dei Monopoli rispetto al declassamento dell’Ufficio di Ravenna – afferma, poi – in cui si arriva addirittura ad accusare la stampa di aver dato spazio alle legittime critiche di istituzioni locali e organizzazioni economiche e sindacali. Con la riorganizzazione in programma, come giustamente identificato dall’associazione dei doganalisti dell’Emilia-Romagna, l’Agenzia delle Dogane, unilateralmente e, a quel che sappiamo, senza un reale coinvolgimento del Governo, ha declassato l’ufficio di Ravenna dalla prima alla terza fascia". De Pascale aggiunge, poi, che "ad oggi nessuno, neanche il Governo, è intervenuto a difesa di questa scelta organizzativa, determinata, a quel che sappiamo, da un algoritmo e non da un’attenta valutazione". Prosegue, poi: "È banale comprendere che da un possibile depotenziamento del servizio ne derivi non tanto un risparmio, quanto un minor gettito per lo Stato in termini di tasse doganali".