
La Regione contro la decisione di portare in terza fascia l’ufficio ravennate: "Il governo riveda la decisione"
Sono decisamente accesi i riflettori sull’affaire Dogana di Ravenna e il suo possibile – o potenziale – declassamento. Tutte le forze politiche e territoriali si sono impegnate sin da subito per chiedere gli opportuni chiarimenti al Governo centrale. A Roma la parlamentare ravennate del Pd, Ouidad Bakkali, e in particolar modo in Regione, il presidente Michele De Pascale e Irene Priolo, assessore regionale alle Infrastrutture: "Non possiamo ritenerci soddisfatti – dicono gli stessi De Pascale e Priolo – riclassificare l’Ufficio delle Dogane in terza fascia è una scelta ingiustificata che, invece di supportare il rilancio infrastrutturale e logistico del porto di Ravenna, rischia di penalizzare un’infrastruttura centrale per il commercio nazionale e internazionale proprio nel momento in cui è oggetto di importanti investimenti per il suo potenziamento".
Il Porto di Ravenna è al centro di un ampio piano di investimenti e iniziative infrastrutturali fondamentali per la competitività del territorio, a partire dal Progetto Hub, che prevede il potenziamento delle banchine, il dragaggio dei fondali e il miglioramento dei collegamenti ferroviari. "Siamo di fronte a una scelta – concludono presidente e assessore – che si basa su un approccio tecnocratico, più che strategico, e che rischia di penalizzare un’infrastruttura in crescita, su cui si stanno concentrando risorse pubbliche e private per rafforzarne il ruolo internazionale. Continueremo a chiedere al Governo di rivedere questa decisione e di adottare criteri di valutazione più aderenti alla realtà economica e strategica del Porto di Ravenna. Non possiamo accettare che venga penalizzato proprio mentre si stanno gettando le basi per il suo futuro".
Tuttavia, il direttore di Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Roberto Alesse, sostiene che la riorganizzazione non modifica significativamente la struttura ravennate, che dovrebbe passare da I a III fascia in termini di valutazione della complessità del lavoro. Aumenterebbero, è vero gli addetti che salirebbero a 72, ma calerebbe la retribuzione lorda del dirigente da 143.000 a 133.000 euro. Anche per l’assessore al Porto, Annagiulia Randi, la risposta del Governo non è soddisfacente: "Prendiamo atto – puntualizza – della conferma del declassamento a terza fascia dell’ufficio doganale di Ravenna e chiediamo che il provvedimento sia rivisto, in quanto l’algoritmo con il quale è stato riclassificato non tiene conto della complessità del nostro scalo".
L’onorevole Bakkali ha certamente messo il dito nella piaga sin dal primo momento: "Abbiamo appreso che possa esserci una revisione, ma che questa avvenga ogni tre anni per noi è fuori tempo massimo. Il porto di Ravenna sta affrontando investimenti cruciali per il futuro e questa decisione non tiene conto della sua strategicità, in particolare in campo energetico. Chiediamo che il governo sospenda immediatamente questo provvedimento e lo riveda con criteri più adeguati alla realtà operativa".
Molto critica anche la Cisl e Cisl Fp Romagna: "Di fatto l’operazione riorganizzazione non fa che fotografare l’esistente e nemmeno in modo del tutto corretto, mentre è del tutto assente una visione di prospettiva che tenga conto ed accompagni in modo coerente gli investimenti e tutti gli interventi in atto per lo sviluppo dell’attività portuale ed indirettamente del territorio ravennate, emiliano romagnolo e nazionale".