Draghe in azione, più profondità di pescaggio

Lavori al porto. Si potrebbe tornare a 10,50 metri, come era prima dell’ordinanza della Capitaneria che fissò il limite a 10,20

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Venerdì in porto erano operative quattro draghe, tra quelle della Dragaggi di Luciano Cucco e di Fincantieri. Si lavora a ridosso della parte terminale del Candiano, dove nel tempo si erano formati alcuni dossi, poi al terminal crociere, alla famosa ‘spiaggetta’ del Terminal Container, nei Piomboni. Le operazioni avvengono in due fasi: le draghe Cucco e Fincantieri prima spianano il fondale, poi solo le ‘Cucco’ lo approfondiscono. Il materiale scavato in avamporto va alle Bassette dove è necessario per alzare il livello dell’area dell’autotrasporto, quello della ‘spiaggetta’ in un’area terminale rispetto all’ex Sarom. L’escavo della spiaggetta favorirà le manovre delle portacontainer dirette al Tcr, ma consentirà anche alla Sapir di tornare ad avere un fondale molto competitivo. Nessuno lo dice apertamente ma sembrano maturare, settimana dopo settimana, le condizioni per tornare a un pescaggio delle navi a -10,50, come era oltre tre anni fa, poi modificato da un’ordinanza della Capitaneria (per i vari ‘mammelloni’, ovvero accumuli di sabbia) a -10,20 e con 20 centimetri di acqua da marea e senza più deroghe per le navi che pescano 10,25 e 10,30 metri.

Si vedrà nelle prossime settimane se questo primo, tangibile risultato, potrà essere incamerato. Intanto, l’Adsp procede con la nuova organizzazione dei lavori di approfondimento. Non più casse di colmata, ma cassoni (sei per ora già costruiti) che vengono posizionati in punti strategici a ridosso dello scalo. Questi cassoni favoriscono un deflusso rapido dell’acqua, consentendo di guadagnare tempo rispetto all’escavo di tutto il canale. Ieri, intanto, la Capitaneria di porto, dopo un lungo e complesso iter che ha visto coinvolti principalmente l’Istituto Idrografico della Marina Militare e i Piloti del porto, ha emesso un’ordinanza che istituisce uno schema di separazione del traffico navale e disciplina le manovre delle navi nelle fasi di atterraggio e di uscita dal porto di Ravenna. Provvedimento che si è reso necessario anche per "il crescente volume dei traffici che interessano lo scalo cittadino". Anche perché la zona di mare prospicente il porto, è particolarmente affollata: 38 piattaforme estrattive off-shore, relitti sommersi, un impianto di allevamento e di itticoltura, il poligono militare, una zona di tutela biologica denominata "Z.T.B Fuori Ravenna" e di un’area di divieto di ancoraggio e pesca per la presenza di condotte sottomarine.

lo.tazz.