Comincia ad assumere una fisionomia l’area allagabile che sorgerà nelle campagne a monte della città, per proteggere in particolare il quartiere Borgo dalle esondazioni del torrente Marzeno. La presidente regionale Irene Priolo ha effettuato ieri un sopralluogo sul posto insieme a vari tecnici regionali. A entrare nel dettaglio del progetto, curato dai tecnici del Comune di Faenza, è lo stesso sindaco Massimo Isola, che lo aveva posto al centro di quella che chiamò "disobbedienza istituzionale", invocata con una lettera al presidente Mattarella quale extrema ratio per accelerare la messa in sicurezza. "L’area allagabile sorgerà sulla destra idrografica del torrente, nella porzione di campagne che a nord si spinge fino al tratto più esterno di via Cimatti – spiega il primo cittadino –. Si tratta di un’area oggi esclusivamente agricola, frazionata sostanzialmente fra tre proprietà: gli attuali titolari sono stati convinti ad accettare la proposta di acquisto. Tutt’intorno verranno realizzati dei rilevati di protezione". Non si tratta dell’unica opera di questo tipo che i cittadini vedranno sorgere nel prossimo futuro: "Il 28 ottobre saremo a Roma per l’approvazione dei piani speciali della Struttura commissariale, nella cui cornice troveranno posto tutti gli interventi di cui hanno bisogno il Lamone e il Senio", precisa la presidente regionale Priolo.
Per quanto riguarda il Senio esiste già un piano d’azione, e cioè "una cassa d’espansione a Cotignola – prosegue la presidente – a protezione dei comuni che già sono stati allagati da un fiume capace in poco più di un anno di superare per tre volte i record storici di piena, a maggio 2023, novembre ‘23 e settembre ‘24". Il progetto non manda ‘in pensione’ le casse d’espansione di Cuffiano, che ancora devono essere ultimate: i due capitoli procederanno in parallelo. Sempre con riferimento all’alluvione di settembre, la presidente Priolo intende chiedere alla Struttura commissariale di elevale i contributi per l’immediato sostegno, passando da 5mila a 10mila euro, e di portare a 20mila euro il contributo alle imprese colpite. Se questi si può dire siano alcuni degli ambiti di intervento del dossier sulla ricostruzione, comincia a prendere forma anche la galassia delle delocalizzazioni, "benché manchi ancora l’ordinanza che le disciplinerà". A cambiare volto più di ogni altro luogo in Romagna sarà Traversara: "Le abitazioni per cui sarà necessario l’abbattimento non potranno più essere ricostruire in quel punto". Ciò significa il de profundis per un’ampia parte degli edifici di via Torri, una delle due vie principali del borgo. Dovranno essere abbandonati per sempre anche quegli edifici che ora sorgono a picco su quelli che sono i nuovi alvei dei fiumi così come sono stati ridisegnati dalle piene nel loro scavarsi nuove rive: potrebbe essere il destino di vari edifici posti ad esempio negli abitati collinari di Marzeno e di Zattaglia, apparsi dopo l’ultima alluvione letteralmente a picco sui fiumi. Saranno tuttavia i Comuni a stendere gli elenchi degli edifici non più abitabili; lo stesso dicasi per quelle case direttamente minacciate da una frana: "Esistono vari tipi di smottamenti – ha preannunciato Priolo -, i più gravi riguardano ovviamente quelle parti di collina e di montagna in cui ad essere franata è addirittura la roccia. Lì si dovrà delocalizzare".
Filippo Donati