
Non sono insegnanti di sostegno, non sono dipendenti della scuola, ma per i ragazzi disabili che seguono diventano punti di riferimento. Gli educatori dell’appoggio scolastico oggi rivendicheranno il loro ruolo con un presidio in piazza del Popolo, stamattina alle 10 sotto la Prefettura. L’iniziativa, portata avanti da Fp Cgil, è finalizzata, come si legge in una nota, a "rivendicare un lavoro stabile, una retribuzione adeguata e la valorizzazione delle professionalità degli educatori e degli operatori che lavorano in questo ambito scolastico di ogni ordine e grado". Gli educatori dell’appoggio scolastico "chiederanno con forza l’approvazione e il finanziamento adeguato dei provvedimenti legislativi finalizzati all’assunzione all’interno della pubblica amministrazione di queste figure professionali" si legge ancora nella nota.
"Gli educatori dell’appoggio scolastico in provincia di Ravenna sono divisi tra 23 cooperative – spiega Sara Massaroli di Fp Cgil – e lavorano con ragazzi da 0 a 18 anni nelle scuole statali, comunali e private di ogni ordine e grado. L’educatore si occupa degli aspetti legati all’integrazione del bambino con disabilità all’interno del gruppo classe e in generale con l’ambiente che lo circonda, la società. Interviene per tutte le tipologie di disabilità: cognitiva piuttosto che fisica, o disagi sociali in cui ci sono bambini che hanno anche reazioni fisiche e violente. Nel territorio del comune di Ravenna ci aggiriamo attorno ai 200 operatori".
Gli educatori dell’appoggio scolastico lamentano la scarsa visibilità del loro ruolo, oltre a pacchetti di ore ridotte che portano a stipendi ridotti: "La protesta nasce da un vissuto di tanti anni di invisibilità e da queste due proposte di legge nelle commissioni di Camera e Senato per arrivare all’internalizzazione di queste figure, che sono centrali nella vita di un bambino con disabilità: già il solo fatto di non essere dipendenti statali e comunali come i colleghi crea una differenza – aggiunge Massaroli –. La questione salariale inoltre è importante: si lavora su monte ore ridotti e così è difficile riuscire ad avere un contratto a tempo pieno, e chi ce l’ha probabilmente deve girare tra più scuole. In questo modo le retribuzioni non sono mai adeguate, soprattutto d’estate, e così spesso tra gli educatori dell’appoggio scolastico troviamo persone che stanno completando il ciclo di studi e si dedicano a questo nei ritagli di tempo per un periodo, oltre ad alcuni ’educatori storici’ che lo fanno da tempo. Finisce così per esserci molto viavai e ricambio, che non fa bene ai bambini. I lavoratori ricevono uno stipendio basso e si ritrovano tra due fuochi: lavorano a scuola ma sentono di essere solo ’ospiti’, essendo in realtà assunti dalle cooperative".