Energia, prezzi alle stelle Le imprese spenderanno il doppio rispetto al 2021

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Mi sento di lanciare un appello ai nostri amministratori (in primis Comuni e Regione) e a tutti coloro che saranno impegnati nella campagna elettorale natore perché il problema del caro energia è diventato per le aziende prioritario e non più procrastinabile. Se confrontiamo le spese energetiche di luglio 2021 e luglio 2022, vediamo che gli aumenti sono arrivati a toccare punte del 122% per l’elettricità e del 154% per il gas: se scendiamo più nel dettaglio gli alberghi hanno speso in media 55mila euro in più per l’energia elettrica, seguiti dai negozi di generi alimentari (+18mila), dai ristoranti (+8mila), dai bar e dai negozi non alimentari (+4mila per entrambi). Stessa musica per il gas, con il settore alberghiero a +15mila euro e ristoranti a +6mila, mentre per bar e negozi il rincaro annuale si situa tra il 120% e il 130%.

Dunque, il costo dell’energia e dei carburanti (dall’inizio della pandemia al giugno scorso i prezzi alla pompa di benzina e gasolio per autotrazione sono aumentati, rispettivamente, del 30% e del 35%, per gli autotrasportatori la spesa annua è arrivata oltre quota 55mila euro) non solo continua a pesare enormemente sui bilanci delle imprese, ma è destinato a crescere ulteriormente a seguito delle nuove restrizioni nelle forniture di gas dalla Russia. A conferma di tutto ciò, c’è anche l’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio sulle spese obbligate delle famiglie tra il 1995 e il 2022. Quest’anno le spese obbligate raggiungeranno quota 42,9% sul totale dei consumi, il valore più alto di sempre.

Tra consumi e spese obbligate c’;è da sempre, com’è ovvio, un rapporto molto stretto. Affitti, bollette e assicurazioni varie, hanno un peso importante nell’economia delle famiglie e determinano, insieme all’inflazione, l’andamento dei consumi. Secondo l’analisi, si rischia un forte rallentamento, soprattutto dopo l’estate, a causa dell’impatto sul potere di acquisto delle famiglie dell’inflazione (prevista intorno al 7% nel 2022), degli aumenti dell’energia e delle spese obbligate. Un segnale positivo ci arriva dai dati del Registro Imprese della CCIAA sulle aperture e chiusure delle imprese sul nostro territorio nel secondo trimestre del 2022: 516 nuove aperture contro 303 chiusure di imprese. Oggi il totale delle imprese in provincia di Ravenna è ancora sotto la soglia preCovid, ma il trend positivo ci indica anche che la vivacità imprenditoriale sta, seppur lentamente, crescendo.

Mauro Mambelli

*Presidente Confcommercio provincia di Ravenna