Eugenio Melandri morto, si è spento il prete 'rosso'

Di Brisighella, già parlamentare della sinistra radicale, era appena tornato ad indossare la tonaca a 28 anni dalla riduzione allo stato laicale

Don Eugenio Melandri aveva 71 anni. Qui è con papa Francesco

Don Eugenio Melandri aveva 71 anni. Qui è con papa Francesco

Ravenna, 28 ottobre 2019 - Sapeva di essere alla fine. Il male che lo aveva aggredito era avanzato, ma Eugenio Melandri era riuscito da pochi giorni a realizzare un suo vecchio desiderio: quello di tornare ad essere un prete. E come prete è morto ieri mattina, a 71 anni, nell’ospedale Santa Maria delle Croci di Ravenna dove era stato ricoverato nella notte fra mercoledì e giovedì per l’aggravarsi delle sue condizioni. Era stato portato lì dal convento dei saveriani di San Pietro in Vincoli, dove aveva trovato rifugio quando aveva saputo di essere malato, in una disperata rincorsa contro il tempo, ma le cure si sono rivelate inutili: Eugenio Melandri è spirato nella tarda mattinata di ieri.

Lo chiamavano ‘il prete rosso’. Era stato un deputato della sinistra radicale e un agguerritissimo europarlamentare. Una parabola curiosa per un religioso saveriano partito dalla piccola Brisighella. Tutto iniziò nel 1974, quando Melandri entrò nei missionari saveriani. Nel 1980 fu scelto come direttore della rivista dei Saveriani ‘Missione Oggi’, diventando una bandiera del movimento pacifista, in prima linea alle manifestazioni contro l’installazione dei missili nella Base Nato di Comiso. Nel 1989 venne eletto deputato europeo per la lista di Democrazia Proletaria, e tanto bastò per far scattare la sospensione ’a divinis’ e poi la riduzione allo stato laicale.

Nel 1992 venne eletto al Parlamento Italiano con Rifondazione Comunista, ma si dimise dopo pochi mesi per non tenere due mandati parlamentari. Dopo aver militato nella Lega degli obiettori di coscienza, con Massimo Paolicelli e Claudio Di Biasi decise di fondare, nel 1994, l’Associazione Obiettori Nonviolenti, di cui fu il primo presidente. Le due associazioni, insieme a Pax Christi, lanciarono il primo Giubileo degli obiettori di coscienza il 4 novembre 2000 .

Si ripresentò tra le file di Rifondazione Comunista alle Europee del 1994: candidato nelle circoscrizioni nord-est e nord-ovest, ottenne 14.615 voti nella prima e 21.910 nella seconda, risultando in ambo i casi il primo dei non eletti. Però il suo sogno era tornare alla vita da prete. Ma si può essere comunista e allo stesso tempo cattolico? «Sì – raccontò al Carlino lo scorso 19 settembre –, scegliendo di stare dalla parte degli ultimi, dei poveri, come insegna il Vangelo». Il giorno prima era stato reincardinato nel clero bolognese per decisione dall’arcivescovo (ora cardinale) Matteo Zuppi, con la possibilità di poter rientrare fra i saveriani e ritornare a celebrare l’eucaristia ed amministrare i sacramenti. Ma don Eugenio non aveva più tempo, il cancro lo stava divorando. Era atteso in Puglia per una messa, sulla tomba di don Tonino Bello, ma era stato costretto a celebrarla a San Pietro in Vincoli. È riuscito però coronare il suo ultimo desiderio: morire da prete.