Export, con il Covid persi 474 milioni

Il dato si riferisce al periodo gennaio-settembre 2020, rispetto allo stesso dell’anno precedente

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Il Covid ha fatto perdere all’export ravennate, nel periodo gennaio-settembre 2020, 474 milioni di euro, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. L’asticella si ferma a 3.017,5 milioni, con una contrazione del -13,6% (-10,6% per l’Emilia-Romagna e -12,5% per l’Italia). È quanto emerge dall’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio di Ravenna sui dati Istat.

In territorio negativo, in particolare, le vendite sul mercato europeo, principale canale per l’export provinciale (pari al 76,1% del totale), che si riducono, rispetto all’analogo periodo del 2019, del 9,2%. Le esportazioni verso la sola Unione europea a 27 (il 58,8% del totale) hanno mostrato una tendenza più acuta (-15,6%), condizionata anche dalla nuova realtà post-Brexit e dalla conseguente uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea. Nell’area dell’Euro, con una quota del 43,2% sul complesso delle esportazioni ed una flessione del -14,5%, sono proprio le vendite verso i Paesi più rappresentativi per l’export ravennate a destare preoccupazione: più contenuta la flessione in Germania (-11,1%), il mercato più vasto che assorbe da solo il 13% delle esportazioni provinciali; quasi doppia la caduta sul mercato spagnolo (-20,3%, con quota pari a 6,3%) e quella sul mercato francese, pari a -14% (8,9% l’incidenza sul totale).

Al di fuori dell’Ue post-Brexit, prosegue la crescita delle vendite verso il Regno Unito (+61,9%), secondo partner commerciale per le imprese ravennati, verso il quale, nei primi 9 mesi di quest’anno, si è indirizzato il 9,5% dell’export complessivo provinciale. Crescono, tra gennaio e settembre, anche le esportazioni verso i mercati dell’Asia orientale (+2,1%), dell’America centro-meridionale (+4%), dell’Africa settentrionale (+4,9%), dell’Oceania (+25,6%) e verso la Cina, che mette a segno un +1,2%. Crescono le esportazioni provinciali in Cile (+3,1%), in Russia (+7,7%) e in Turchia (+6,1%), mentre segnano il passo le vendite dirette in America del Nord (-2,9%), in particolare negli Stati Uniti (-10,8%), verso cui è indirizzato il 4,7% dell’export provinciale.