"Fatti tanti investimenti E ora ci tocca chiudere"

Alberto Beltrani, dei cinema Italia e Sarti: "Il pubblico stava tornando. Ma per il nostro settore più del virus spaventano le piattaforme digitali"

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Per Catherine Deneuve e Gérard Depardieu l’"ultimo metrò" era quello delle 23, orario entro il quale dovevano essere terminati tutti gli spettacoli nella Parigi occupata immortalata da Truffaut, nella quale i due divi del cinema d’Oltralpe figuravano come attori e amanti in un teatro rimasto ostinatamente aperto. Per i cinema il coprifuoco non è stato anticipato alle 18: sugli schermi è infatti calato il buio. È quello che è accaduto al cinema Italia e al cinema Sarti (che da un anno era tornato a chiamarsi "teatro cinema Sarti"), le due sale nel bel mezzo del centro storico dove da sempre a Faenza si proiettano film. "La salute delle persone viene prima di tutto", commenta Alberto Beltrani, al timone di Italsar, colui che in un lampo di lucida follia ha colto la scommessa di tenere aperte due sale a pochi passi l’una dall’altra, entrambe orgogliosamente impegnate sul fronte del cinema d’essai: fra le ultime programmazioni "Un divano a Tunisi", di Manele Labidi Labbé, e "Miss Marx" di Susanna Nicchiarelli. "Voglio anch’io ribadire come dinanzi a 350mila biglietti staccati in Italia nel periodo di riapertura si sia registrata una sola positività. I numeri significheranno pure qualcosa: la verità è che il cinema è apparso sacrificabile. Eppure la sola Italsar conta fra i 15 e i 20 dipendenti: Cinecittà è ancora una delle imprese più importanti del Paese. Abbiamo sostenuto investimenti notevoli per metterci a norma, non solo per quanto riguarda il materiale igienizzante e la disposizione delle sale: tutte le casse sono state dotate di sistemi di prenotazione e prevendita online. Le persone arrivate al cinema ci hanno dimostrato grande affetto, ma molte si tengono ancora lontane dalle sale. Da appena un paio di settimane eravamo tornati a notare una certa affluenza, tanto da aver già allestito alcune rassegne".

All’orizzonte c’è un lungo mese di nulla – di qui al 24 novembre – normalmente importante per i cinema. "In particolare ora che la stagione stava entrando nel vivo. Tutti quanti ci auguriamo che a dicembre e gennaio le sale possano essere aperte, altrimenti vorrebbe dire mandare a monte l’intera stagione". Un ulteriore problema riguarda il prodotto: "molti film non sono stati realizzati, altri sono finiti direttamente sulle piattaforme digitali, bypassando completamente le sale". Una scelta trasversale nel mondo del cinema: "È quello che ha deciso di fare la Disney per il suo film di punta dell’inverno: una pellicola che ha un ruolo importante negli incassi di un cinema. Ma è quanto è accaduto anche per l’ultimo attesissimo film di Spike Lee. Eppure il grande schermo è ciò che dà senso al cinema". È questa la ricaduta immediata e più devastante che da febbraio subiscono le sale. "Cinema come i nostri sono sopravvissuti alla concorrenza dei multisala, ma non posso dire di essere certo che accadrà lo stesso dinanzi all’avvento delle piattaforme digitali. Per il nsotro settore mi spaventa più questo del virus, che prima o poi passerà".

Filippo Donati