ANDREA COLOMBARI
Cronaca

Fondi europei fantasma. Saranno cinquanta le parti civili

Tra gli imputati, Silvestrone: ma non è in aula perché si trova in carcere. Udienza rinviata fine settembre

L’imprenditore ravennate Luca Silvestrone

L’imprenditore ravennate Luca Silvestrone

Tante, tantissime le persone presenti. Tanto che alla fine la prima delle udienze preliminari, ieri mattina è stata celebrata per ragioni di spazio nell’aula della corte d’assise. Delle ben 151 parti offese, una cinquantina quelle che si sono costituite parte civile. Mentre degli 11 imputati, solo uno ha manifestato l’intenzione di procedere attraverso un rito alternativo (il patteggiamento). Gli altri dunque veleggiano sulla cresta della richiesta di rinvio a giudizio.

Tutto si deciderà nella prossima udienza fissata per fine settembre. Alla quale, come disposto dal gup Federica Lipovscek, verrà accompagnato anche uno dei principali imputati: il 54enne imprenditore ravennate Luca Silvestrone. Ieri mattina non c’era per una ragione tecnica: non si è tenuto conto del fatto che giusto lunedì scorso fosse finito in carcere per via di un cumulo pene (4 anni e 5 mesi) divenute definitive.

Altro rispetto al procedimento per il quale ci si sta ora muovendo: quello dei fondi europei ritenuti fantasma. Del totale degli imputati, solo a 6 è stata contestata l’accusa più grave: l’associazione per delinquere finalizzata a "una serie indeterminata di truffe e auto-riciclaggio". Per intuire la dimensione numerica del caso, basti pensare che le contestazioni a vario titolo sono 247.

Secondo le indagini della guardia di Finanza coordinate dal pm Angela Scorza, il ruolo principale lo avevano Silvestrone appunto, ma sono tanti i nomi coinvolti.

Secondo quanto contestato dalla procura, il promotore del giro sarebbe stato Silvestrone, socio unico e amministratore della ’Confederimprese srls’, società di consulenza amministrativa con sede a Ravenna, oltre che titolare del ’Centro studi nazionale’ con sede a Roma. Forte di queste credenziali, il 54enne avrebbe dato vita a una struttura societaria fittizia per produrre documentazione relativa all’esistenza di finanziamenti europei in realtà inesistenti.

In tutto questo si sarebbe servito di soggettivi fittizi, come il Centro studi nazionale, facendoli apparire reali. E avrebbe curato le procedure per trasferire ingenti somme di danaro emettendo false fatture per giustificare quei passaggi oltre alla ripartizione dei profitti con altri indagati. A suo tempo il 54enne aveva precisato che in effetti le truffe c’erano state: "Ma da parte di qualcuno che lavorava alle mie spalle. Sono contento di andare a giudizio - aveva detto -: verrà fuori il ruolo di un paio di persone...".

Nella eventuale fase dibattimentale insomma si potrebbe assistere a un ’tutti contro tutti’.