"Fondi o chiudiamo", grido d’allarme dei bar

L’iniziativa lanciata dal locale del distributore Agip sulla San Vitale: "Se avete coscienza agite con interventi cospicui, danno incalcolabile"

Migration

"Danni incalcolabili alle imprese, se avete coscienza agite con fondi cospicui o saremo costretti a chiudere". È questo il messaggio riportato su un manifesto che a breve dovrebbe apparire in tutti i bar e ristoranti di Lugo. L’iniziativa è di Giorgia Petroncini, titolare del bar del distributore Agip che si affaccia sulla via San Vitale, che si è attivata in modo da diffondere il più possibile il messaggio, facendo partire 300 mail indirizzate ai titolari di bar, ristoranti e negozi con allegato il cartello da stampare. "Spero che aderiscano in tanti, perchè la situazione è davvero grave e il segnale deve essere forte – spiega Giorgia –, si tratta di una protesta contro i fondi che ci stanno dando, che non sono sufficienti a farci sopravvivere. È quasi un anno che soffriamo per questa situazione, così non si può andare avanti. È quindi fondamentale unirci nella protesta, perché insieme avremo di certo più forza". In sostanza, i cosiddetti ‘ristori’ non riescono ad aiutare le imprese della ristorazione come sarebbe necessario, inoltre, sottolinea Giorgia, "ci sono dei bandi che richiedono requisiti particolari, che non tutti hanno, introducendo dei ‘paletti’ che di certo non aiutano. E la cifra che è possibile ricevere va dai 3 – 4mila euro in giù, troppo poco se si considerano le spese che dobbiamo comunque sostenere, tra cui bollette, tasse, per non parlare del personale che è in cassa integrazione". L’invito di Giorgia a partecipare alla protesta è rivolto principalmente a bar e ristoranti, ma, come precisa, "anche ai negozi, perché sento tante lamentele e per combattere questa situazione occorre un approccio positivo da parte del mondo del commercio in generale. I bar e i ristoranti ad oggi hanno subito un calo di quasi il 70% degli introiti. E così le spese che dobbiamo sostenere superano gli incassi".

E la paura è che le cose possano peggiorare. "Noi abbiamo sempre rispettato i Dpcm – dice Giorgia –, ci siamo adeguati alla zona arancione, ma il rischio ora è di finire in zona rossa, quindi di dover chiudere del tutto. E, in particolare per i ristoranti, c’è anche il rischio che l’orario serale per l’asporto finisca alle 18. Tra l’altro la gente è stanca dell’asporto, non è nella nostra mentalità. Poi per noi c’è la continua indecisione sulle provviste da fare, che rischiano di restare inutilizzate. E ancora, molte persone la mattina acquistano solo la brioche e il caffè lo prendono in azienda, con più calma, senza dover stare al freddo o in macchina. Insomma la situazione per la nostra categoria è davvero grave: o chi di dovere ascolta le nostre proteste, oppure saremo costretti a chiudere".

Lorenza Montanari