Forbiciate al collega: "Occhio per occhio"

Decreto di giudizio immediato per il cinese accusato del tentato omicidio in un poltronificio, la difesa chiederà il rito abbreviato condizionato a perizia

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Ha mai proferito la frase "Occhio per occhio, dente per dente. Al massimo ci uccidiamo tutti e due, moriamo assieme"? gli aveva domandato il pm in fase di indagini. "Assolutamente no, io mica voglio morire...", aveva riposto Zhenming Gao, 55enne cinese raggiunto ora dal decreto che ne dispone il giudizio immediato per il tentato omicidio di un 43enne connazionale, Wenbin Ding, ex collega nel poltronificio ’Mille Sofà’ di Faenza, in via de Crescenzi. Quest’ultimo, il 12 gennaio scorso, fu colpito a forbiciate a seguito di una banale lite innescata dall’utilizzo di un prodotto maleodorante. Secondo l’accusa il 55enne, dopo avere impugnato un paio di grosse forbici da lavoro, utilizzate per il taglio della tappezzeria e con lama lunga 13 centimetri, avrebbe colpito ripetutamente, almeno due o tre volte all’addome, il più giovane collega, facendolo cadere a terra e continuando a infierire su di lui. L’aggressore fu poi bloccato da dietro da altri due colleghi. Entrato in ospedale in prognosi riservata, il ferito si era poi completamente ripreso e vive a Teramo. Ciò indurrà la difesa, con l’avvocato Guido Pirazzoli, a chiedere un rito abbreviato condizionato: a una perizia, per capire con quanti fendenti sia stato attinto il 43enne e se questi fossero potenzialmente letali; in alternativa, a sentire il medico legale intervenuto dopo l’accaduto, che aveva ravvisato un solo taglio.

Lo stesso indagato aveva precisato di avere sferrato una sola forbiciata e di averlo fatto per difendersi nel momento in cui quel collega più robusto di lui si stava avvicinando con fare a suo dire aggressivo. Il 43enne, poco prima, sarebbe andato dal datore di lavoro lamentando la pigrizia nel poltronificio del collega 55enne, poi ripreso dal titolare. Stanco delle vessazioni che a suo dire subiva da tempo, Gao aveva deciso di affrontare il 43enne ’delatore’. Quest’ultimo aveva però negato rancori pregressi, dicendo che con lui divideva la stanza proprio sopra il poltronificio e, unico tra i colleghi, condivideva pasti e pause caffè. Quel giorno si era solo lamentato in ragione del prodotto maleodorante che stava utilizzando, quando a un certo punto si era trovato le forbici conficcate nel petto, se le era tolte da sole e una volta stramazzato a terra l’altro le avrebbe raccolte cominciando a menare altri fendenti. Bloccato dagli altri colleghi, erano poi intervenuti il 118, i poliziotti del locale Commissariato e della squadra Mobile.

l. p.