Frode fiscale, arrestato un imprenditore faentino

L’indagine era partita tre anni fa nei confronti di un’azienda di commercio di abbigliamento: sequestrati beni e liquidità per oltre due milioni di euro

Migration

Custodia cautelare in carcere per un imprenditore faentino che opera nel campo dell’abbigliamento. A ordinare la misura restrittiva è stato il Gip del tribunale di Ravenna dietro richiesta del Pm che ha coordinato le indagini portate avanti dalla guardia di finanza. Per l’imprenditore, l’ipotesi di reato è di frode fiscale, occultamento delle scritture contabili e omesse dichiarazioni fiscali. Assieme a lui, agli arresti domiciliari, anche il suo commercialista di Firenze. L’indagine, battezzata dalle fiamme gialle ‘Fior di loto 2’, secondo gli inquirenti ha fatto luce su un sistema di evasione fiscale, sia di imposte che di Iva, di alcune imprese, intestate in maniera fittizia a cittadini cinesi, ma che in realtà erano gestite dal faentino. L’indagine era stata avviata tre anni fa dopo una verifica fiscale dei finanzieri nei confronti di un’azienda di commercio all’ingrosso di abbigliamento che non aveva mai presentato dichiarazione dei redditi.

Secondo le indagini l’azienda era una scatola vuota creata per emettere fatture relative a operazioni inesistenti, chiamate ‘cartiere’, nei confronti di un società formalmente intestate a proprietari di origine cinese, ma tutte facenti capo all’imprenditore faentino così da far figurare finte uscite e dunque pagare meno imposte. La frode è stata calcolata in circa 1,7 milioni di euro. Le finte aziende venivano fatte ‘esistere’ giusto il tempo di emettere fatture false e poi venivano cessate e sostituite da altre ‘scatole vuote’. L’imprenditore nel tempo ha simulato donazioni a suoi familiari, sia di immobili che di denaro; quest’ultimo finiva su conti correnti esteri o di suoi parenti che poi provvedevano a ‘lavare’ il denaro.

Il Gip di Ravenna per il consulente fiscale ha disposto l’interdizione della sua professione per un anno e ha ordinato il sequestro di denaro, beni mobili ed immobili per oltre 2 milioni di euro nella disponibilità dei due arrestati, dei familiari che si sono prestati al riciclaggio e dei cinesi falsi intestatari di aziende. Per l’imprenditore faentino e il suo commercialista non è la prima volta. Entrambi a febbraio del 2018 nell‘operazione ‘Fior di loto 1’ erano stati destinatari di un provvedimento di sequestro di oltre 3 milioni di euro.