ANDREA COLOMBARI
Cronaca

Fuga di gas ed esplosione: palazzina sventrata, quattro persone indagate

Devono tutti rispondere sia di incendio che di crollo colposo. Le verifiche di polizia e pompieri: tutto fu causato dalla fuoriuscita di metano.

Fuga di gas ed esplosione Palazzina sventrata, quattro persone indagate

Ravenna, 2 luglio 2023 – Primo pomeriggio del 27 settembre scorso. Quell’esplosione aveva improvvisamente accartocciato il silenzio nel quale era immersa via Calatafimi. La palazzina al civico 18, sulla quale erano in corso lavori di manutenzione straordinaria, non era crollata: ma ne era uscita malconcia (foto). In particolare nel bilocale al primo piano era venuta giù buona parte della muratura esterna. Ripercussioni altrettanti pesanti le avevano subite i solai e le pareti portanti. A distanza di quasi nove mesi dai fatti, la procura ha ora notificato quattro avvisi di conclusione indagine per incendio e disastro legati a condotte colpose e indipendenti. Il fatto che in quel momento gli operai fossero fuori cantiere - forse di ritorno dal pranzo - ha evitato che ora fossimo qui a parlare di un incidente di ben altra portata.

Incendio doloso a Rimini: distrutte quattro auto

Circa le cause della deflagrazione, i sospetti della polizia si erano sin dal primo sopralluogo canalizzati verso una possibile fuga di gas. La squadra Mobile - coordinata dal pm Angela Scorza - aveva poi acquisito i dati sui consumi del metano verificando in effetti una impennata nelle ore precedenti allo scoppio. La successiva consulenza tecnica affidata dalla procura all’ingegnere faentino Carlo Dall’Oppio, da ieri nuovo capo del corpo nazionale dei vigili del fuoco, ha piazzato il resto dei tasselli restituendo il quadro accusatorio generale.

Nel dettaglio, il primo indagato - un operaio 51enne difeso dall’avvocato Eleonora Raggi - è accusato di avere omesso di installare i necessari tappi filettati sulla tubatura in rame una volta smontata la caldaia che si trovava in cucina.

Per quanto riguarda il direttore e progettista dei lavori - un 54enne difeso dall’avvocato Nicola Laghi -, è accusato di non avere sufficientemente sorvegliato il cantiere con particolare riferimento all’impianto del metano: per il pm l’uomo avrebbe cioè dovuto sistemare una specifica segnaletica di sicurezza per indicare dove si trovassero le leve di intercettazione de gas e altri dispositivi analoghi.

Il coordinatore per l’esecuzione dei lavori - un 52enne difeso dall’avvocato Marco Bertozzi - non avrebbe indicato nello specifico piano di sicurezza e coordinamento, le misure necessarie quando esiste un rischio di interferenza tra diverse lavorazioni in corso in uno stesso cantiere: nel nostro caso, il cappotto termino esterno e gli impianti del gas. Anche qui - prosegue l’accusa - occorreva una segnaletica di sicurezza.

Da ultimo il legale rappresentante della srl impegnata per la caldaia - un 46enne difeso dall’avvocato Valentina La Cara - è accusato sempre in relazione ai tappi filettati che avrebbero dovuto essere sistemati sulle estremità delle tubazioni: perché senza di quelli, la tenuta del gas sarebbe stata assicurata solo chiudendo la leva esterna.