Fuga in moto all’alt dei carabinieri, a processo

Marito e moglie alla sbarra per resistenza, lesioni e danneggiamento. Lei è nei guai anche per calunnia e procurato allarme

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La fuga mozzafiato in centro all’alt dei carabinieri su quella moto guidata da chi presumibilmente non aveva l’abilitazione per farlo. E poi, qualche settimana dopo una volta individuati, la reazione ai militari e le fasi concitate dell’identificazione. Ma il clou, secondo l’accusa, era stato raggiunto quando la moglie, dalla caserma dei carabinieri, aveva chiamato la polizia per riferire che là dentro stavano picchiando il marito. Una calunnia, con conseguente procurato allarme, che l’ha fatta finire a processo ieri mattina davanti al giudice Federica Lipovscek e al viceprocuratore onorario Simona Bandini. La donna, una 35enne romena domiciliata a Faenza, deve rispondere anche di resistenza, lesioni e danneggiamento in concorso con il consorte, un connazionale 33enne come lei difeso dall’avvocato Nicola Laghi. Solo l’uomo deve rispondere infine di guida di una moto senza specifica patente perché mai conseguita. Uno dei militari all’epoca intervenuti per identificare i due, oggi in servizio alla Stazione di Casola Valsenio, si è costituito parte civile con l’avvocato Giorgio Vantaggiato. Il processo è stato incardinato e rinviato a inizio marzo. Nel medesimo fascicolo all’epoca aperto dal pm Isabella Cavallari, figurava pure una terza persona: un faentino che per la procura aveva falsamente negato di avere prestato il suo ciclomotore ai due coniugi romeni (per lui l’accusa era di favoreggiamento).

La vicenda si era innescata il 31 gennaio 2013. Quel giorno a Faenza una pattuglia dei carabinieri della locale Compagnia aveva intercettato un ciclomotore con due persone a bordo: ovvero secondo l’accusa i due odierni imputati. Nonostante l’invito a fermarsi, i due sulla moto avevano accelerato per poi dileguarsi a tutto gas anche grazie a varie manovre spericolate in centro mettendo così a repentaglio sia l’incolumità dei passanti che quella dei carabinieri. I due della moto erano pure giunti a urtare la gazzella danneggiandone un fanale. L’identificazione era arrivata il 26 febbraio successivo durante concitate fasi nel corso delle quali i due avevano insultato e strattonato il militare ora parte civile provocandogli lesioni giudicate guaribili in 7 giorni almeno. E una volta in caserma, ecco la chiamata alla polizia che aveva ulteriormente inguaiato la donna.