L’ex moglie di Gabriele Muccino racconta le violenze subite in tv

La violinista ravennate Elena Majoni all’Arena di Giletti: "Non denunciavo perché era un personaggio popolare, temevo di alimentare rumore inutile"

Elena Majoni in tv (LaPresse)

Elena Majoni in tv (LaPresse)

Ravenna, 20 marzo 2017 – L’ex moglie del regista Gabriele Muccino, Elena Majoni, musicista di Ravenna, ha raccontato in tv a L’Arena di Massimo Giletti gli anni in cui, a suo dire, ha subito violenze dall’ex marito, inizialmente senza denunciarle («Era un personaggio popolare, temevo di alimentare rumore inutile»). E poi la scelta delle vie legali, maturata nel momento in cui «mi sono resa conto che sarebbe stato un danno per nostro figlio», ha spiegato.

Elena Majoni, violinista, vive a Ravenna con il secondo marito e i due figli (del primo, avuto dal regista, ha l’affido esclusivo). «Non esiste una sentenza che abbia sanzionato in modo specifico Gabriele Muccino per le violenze raccontate», ha avvertito Giletti in apertura e chiusura del colloquio. «Esiste però una sentenza che le attribuisce in via esclusiva l’affido di suo figlio». Nell’intervista, la violinista, classe 1974, ha spiegato di aver «aspettato i documenti, le prove, per parlare» e ha ripercorso anni difficili, a iniziare da un episodio avvenuto in Toscana: «Ero al telefono con mia mamma vicino alla finestra, Gabriele si è avvicinato, probabilmente alterato, e mi ha tirato uno schiaffo. Ricordo un fischio lunghissimo, forte. Ero sotto choc, non capivo niente. Sono andata al pronto soccorso, continuavo a dire di aver sbattuto la testa ma i medici, che diagnosticarono la perforazione del timpano, non mi credevano».

All’epoca Muccino «aveva un atteggiamento molto estremo, dal ‘mi dispiace, perdonami’, al ‘tu non sei abbastanza sensibile, non capisci la mia sofferenza’, mi faceva sentire in colpa». E poi, ha detto ancora Elena Majoni, «ero innamorata e quando sei innamorata tendi a a giustificare, a perdonare, a cercare di comprendere». Dopo altri episodi, «dimostrati dai documenti di un altro ricovero», la ‘doccia fredda’: «Una volta Gabriele voleva che gli dicessi che lo amavo: mi prese la bocca, mi tirò la mascella. Ebbi problemi per più di un mese con la masticazione, mi ha rotto un dente. Allora ho deciso di andar via, per nostro figlio».

Al processo, Silvio Muccino, fratello di Gabriele chiamato a testimoniare sull’episodio del timpano lacerato, negò che fosse accaduto, come egli stesso ha raccontato l’anno scorso sempre all’Arena, salvo poi ritrattare: «Silvio ha difeso suo fratello come io ho difeso mio marito, abbiamo fatto lo stesso errore», il commento di Elena. La denuncia fu così archiviata: «Mi hanno aiutata molto la mia famiglia, i fratelli, i vicini e poi Nicola, mio attuale marito, padre del mio secondo figlio». E le avvocatesse Rosella Festa e Virginia Lusa del Foro di Bologna. Per le donne l’ultimo consiglio: «Non vi isolate, raccontate: se non riuscite a farlo con le autorità, almeno parlatene con qualcuno».