Galletti Abbiosi Ravenna multato. "Non lavora come ostello"

Maxi multa da 80mila euro, la Municipale accerta che la struttura ricettiva era pubblicizzata come hotel e non attirava giovani. Nella norma le tariffe

L’ostello dei Galletti Abbiosi

L’ostello dei Galletti Abbiosi

Ravenna, 31 luglio 2020 - È un ostello della gioventù, ma veniva pubblicizzato come hotel. Risultato: una maxi sanzione di 82mila euro che la polizia municipale ha elevato nei confronti dei Galletti Abbiosi e del legale rappresentante della società Ayr, Raffaele Calisesi, che lo gestisce. Si è concluso così l’accertamento disposto dal Comune a seguito degli esposti del gruppo di opposizione della Pigna e di alcuni albergatori, i quali chiedevano la revoca della convenzione tra Comune e gestore e quella dell’autorizzazione a operare come ostello, lamentando la non corretta applicazione delle tariffe e una forma di concorrenza sleale. E questo, a maggior ragione, dicono, da parte di chi è anche presidente locale di Federalberghi. Il Comune è dovuto correre ai ripari dopo avere ricevuto una diffida a non indirizzare più all’ostello ospiti propri o di fondazioni collegate, talvolta cattedratici ottuagenari, quando da regolamento la struttura dovrebbe ospitare "prevalentemente" turismo giovanile.

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L’ostello è di proprietà di una fondazione al cui vertice c’è il vescovo Ghizzoni e dal 2007 è convenzionato col Comune. Sull’aspetto della malversazione per realizzarlo e sulle tariffe applicate una precedente inchiesta giudiziaria non aveva portato a nulla. A quella si aggrappava il gestore Calisesi per rivendicare la correttezza del proprio operato. Dal punto di vista delle tariffe, ritenute non da ostello ma hotel stellato, gli agenti dell’ufficio di Polizia commerciale e tutela del consumatore non hanno riscontrato irregolarità. L’accertamento risale allo scorso 3 luglio e non poteva riguardare fatti retroattivi. Al gestore viene invece contestato il fatto di non aver pubblicizzato la struttura – tecnicamente extra alberghiera – come ostello della gioventù bensì come hotel. E questo sui servizi di prenotazione on line, sul proprio sito internet nonché addirittura sulla vetrata della porta d’ingresso. In particolare non vendeva il posto letto – 80 complessivi – bensì la camera. Inoltre, è emerso, non forniva informazioni al consumatore circa il solo prezzo di pernottamento e prima colazione, ma solo il prezzo massimo previsto a fronte dei trattamenti aggiuntivi, in realtà riservati agli ospiti solo se richiesti. Da convenzione dovrebbe applicare la tariffa di 23 euro a posto letto, raddoppiabile con gli extra più l’adeguamento Istat (massimo 53 euro), quando invece allo stesso Comune che lì mandava i propri ospiti venivano rilasciate fatture a camera anche da 90 euro.

In buona sostanza, le tariffe non sono risultate così esose. Piuttosto il gestore, reclamizzandosi come hotel, non avrebbe fatto nulla per attrarre giovani e studenti, trasformando in attività principale e assoluta la fetta di ingressi che avrebbe dovuto risultare marginale, vale a dire quella degli accessi a riempimento e in aggiunta ai posti occupati da giovani, studenti e loro accompagnatori. Il gestore ha tempo 60 giorni per pagare la multa, oppure presentare ricorso alla Camera di Commercio. "Ringraziamo il comandante della polizia locale, Andrea Giacomini – che ha svolto con la massima indipendenza, senza condizionamenti, il proprio lavoro", commenta Veronica Verlicchi, capogruppo della Pigna, secondo cui "gli accertamenti svolti sono la prova che avevamo ragione, che la struttura non è stata utilizzata da studentato e ostello come imponeva la convenzione col Comune. E per questo torniamo a chiedere la revoca dell’autorizzazione a operare come tale".