"Gesso, grave che il Parco rimuova i vincoli all’estensione della cava"

Federazione speleologica e Cai Emilia Romagna puntano il dito contro il Piano territoriale per la Vena.

Era scontata la bocciatura della Federazione speleologica regionale e del Cai dell’Emilia Romagna al Piano territoriale per la Vena del Gesso dell’Ente Parchi Romagna. Il punto su cui il dibattito è più incandescente è la cava di Monte Tondo, per la quale la multinazionale Saint-Gobain ha richiesto un ampliamento che Regione e Ministero hanno finora bocciato. Gli speleologi, con l’ex presidente della Federazione regionale Massimo Ercolani, vanno all’attacco: "Il Parco con questo Piano territoriale rimuove i precedenti vincoli all’estensione dell’area di cava, il che è molto grave. La legge regionale che regolamenta i siti di Rete Natura 2000 vieta la modifica e l’alterazione dei fenomeni carsici: il Piano territoriale può invece consentirlo, e drammaticamente lo fa. Anche questa deroga è peggiorativa per la tutela di quegli stessi fenomeni carsici inseriti dall’Unesco fra i Patrimoni dell’Umanità. A tal proposito va sottolineato che l’espansione dell’area di cava, a dispetto di quanto da più parti ventilato, comporterebbe l’esclusione dei gessi emiliano-romagnoli dalla lista dei Patrimoni Unesco. È davvero grave che un Parco, di fatto, rimuova gli ostacoli e spiani la strada a quanti vorrebbero far decadere questo prestigioso riconoscimento che riguarda quasi per intero le formazioni gessose dell’Emilia Romagna".

Ma non è tutto. "Viene istituita una sottozona con la quale si autorizza l’attività estrattiva, la quale si estende abbondantemente oltre l’attuale limite del Piae. Quest’area da decenni non è soggetta a estrazioni, e nemmeno potrà esserlo in futuro, inoltre è compresa nel Patrimonio Mondiale in quanto qui si sviluppano gran parte dei sistemi carsici del Re Tiberio e dei Crivellari, motivo per cui dovrebbe esser inserita nel Parco, in Zona B. Nulla giustifica che l’aerea oltrepassi il limite del Piae, a meno che non si pensi in futuro di abrogare le norme che vietano l’ampliamento della cava, e così prevedere, anche da parte del piano territoriale, l’espansione dell’area estrattiva. Il Parco dovrebbe almeno indicare il termine di cessazione delle estrazioni, come indicato nelle raccomandazioni nello studio della Regione del 2021, invece non lo fa. Questo piano territoriale contraddice se stesso: da un lato riconosce la valenza naturalistica di Monte Tondo e del suo carsismo, e nello stesso tempo cancella gli ostacoli che potrebbero impedire, in futuro, l’espansione della cava e la distruzione delle grotte. Il che condurrebbe all’espulsione del sito dai Patrimoni Unesco".

Filippo Donati