ANDREA COLOMBARI
Cronaca

Il giallo dell’iniezione cervicale: “Puntura e malessere consecutivi”. La madre nomina coroner di fiducia

Morta a 44 anni dopo infiltrazione: anche i familiari hanno individuato un avvocato e un medico legale

La donna, dopo l’iniezione praticata in un ambulatorio, fu portata al pronto soccorso; in alto, l’avvocato Giovanni Scudellari

La donna, dopo l’iniezione praticata in un ambulatorio, fu portata al pronto soccorso; in alto, l’avvocato Giovanni Scudellari

Ravenna, 8 maggio 2025 – Il malore si era manifestato subito dopo quell’iniezione cervicale fatta in un ambulatorio di Ravenna. Poi il trasporto con l’ambulanza del 118 in pronto soccorso. E, da qui, in una clinica del comprensorio lughese specializzata in crisi cardiache: ma non c’era stato nulla da fare.

Emergono via via nuovi particolari sul decesso di Marianny Mayling Campos Justianiano, la 44enne di origine venezuelana da anni residente a Ravenna deceduta tra il 29 e il 30 aprile per cause al vaglio della magistratura (il pm Francesco Coco ha aperto un fascicolo per omicidio colposo contro ignoti).

E provare a dare una spiegazione all’improvvisa morte della figlia, la madre ha programmato di arrivare a Ravenna il 16 maggio. Allo stesso tempo ha dato mandato all’avvocato Giovanni Scudellari di rappresentarla in ogni tipo di accertamento tecnico. A partire da quello medico-legale per il quale l’avvocato ha già individuato la dottoressa Donatella Fedeli. Quest’ultima affiancherà il collega Matteo Tudini incaricato dalla procura per l’autopsia eseguita martedì mattina. I risultati verranno depositati entro 60 giorni. Nel frattempo le ipotesi sul prematuro decesso della donna, continuano a ricorrersi per la città. E sono varie le ragioni, a partire dalla professione della 44enne: cameriera, barista, aiuto cuoca: un volto insomma noto il suo tra i locali. E poi l’eta: non certo tipica di malori improvvisi. Tanto più che - secondo quanto riferito da una amica e collega - Mayling era sana: non beveva e non fumava. Da ultimo il tipo di iniezione eseguita: una pratica abbastanza comune contro il dolore cervicale (la defunta vi avrebbe ricorso con cadenza semestrale) e scevra da particolari rischi. E già un ricorso pregresso a questa tecnica, farebbe scartare ipotesi legate a un eventuale choc anafilattico.

In generale nelle infiltrazioni cervicali possono essere usati diversi farmaci tra cui cortisonici, anestetici locali e ozono: dipende dalla causa del dolore e dalla risposta del paziente a precedenti trattamenti. L’ozonoterapia in particolare è usata per dolori i persistenti. Quest’ultima tecnica ad esempio è considerata sicura dalla letteratura scientifica: ovvero con pochi e modesti effetti collaterali. Gli eventuali rischi sono perlopiù legati all’iniezione e includono lievi fastidi locali, piccoli ematomi e ipotensione. Non figurano cioè effetti collaterali gravi o tossicità. Chiaro che bisognerà aspettare per capire quale tipo di infiltrazione possa avere fatto la 44enne. Ma quanto finora emerso, non fa che acuire i dubbi.