Giallo nelle case popolari. Disposta autopsia su 66enne: "È stato abbandonato"

Il pm ha dato incarico a un medico legale di Verona. Indagato il figlio. Si vuole capire se gli sia stata somministrata la terapia che doveva assumere.

Giallo nelle case popolari. Disposta autopsia su 66enne: "È stato abbandonato"

Giallo nelle case popolari. Disposta autopsia su 66enne: "È stato abbandonato"

Una morte naturale e inevitabile la sua? Oppure legata all’incuria di chi avrebbe dovuto prendersi cura di lui? Sono gli interrogativi che hanno alimentato il fascicolo aperto dalla procura sul decesso di un 66enne. In particolare il pm Francesca Bugané Pedretti ha conferito incarico al medico legale Daniele Raniero per fare luce sul caso. Come atto dovuto, il figlio dell’uomo - un 28enne difeso dall’avvocato Francesco Papiani - è stato indagato a piede libero per abbandono di incapace aggravato dal legame di parentela. Mentre la moglie è stata inquadrata quale parte offesa.

Il decesso del 66enne risale al 27 settembre scorso. E già il pm di turno in quei giorni (Monica Gargiulo) nell’avviso di garanzia, aveva ritenuto importante si procedesse tramite un accertamento giudiziario tipicamente non ripetibile - cioè l’autopsia - per chiarire ogni giallo sulle cause della morte: e soprattutto per arrivare a stabilire se in queste, si potessero celare comportamenti di rilievo penale. Certo: dalla prima ispezione cadaverica, non erano emersi particolari campanelli d’allarme. E tuttavia situazioni pregresse, avevano consigliato approfondimenti. Ecco la ragione del conferimento di incarico di lunedì scorso.

Per capire meglio, bisogna tornare indietro di qualche tempo. L’uomo viveva in alloggi popolari nell’ambito di un contesto familiare segnato da qualche problematica, tanto che già nel dicembre dell’anno scorso la polizia locale aveva ricevuto specifica segnalazione attivandosi di conseguenza e facendo scattare l’idoneo protocollo. Erano stati coinvolti i servizi sociali, l’igiene pubblica e financo il servizio veterinario per via di un cane custodito in condizioni ritenute evidentemente non ottimali.

Secondo quanto poi verificato dagli inquirenti, sia la consorte che il figlio risultavano già seguiti e aiutati, anche se in ambiti differenti. In tutto questo, il defunto avrebbe dovuto assumere una specifica terapia farmacologica. Ed è a questo punto che si giunge al medico legale veronese. Nel suo quesito in particolare, il pm gli ha chiesto di accertare quali siano state cause e mezzi che abbiano provocato la morte del 66enne.

L’esperto dovrà specificare le modalità e riferire se siano intervenuti fattori pregressi, concomitanti o sopravvenuti. In questo percorso, se lo riterrà opportuno, potrà eseguire un esame tossicologico. Il tutto servirà a capire se il decesso possa essere ricondotto a omissioni da parte di altre persone che avevano il dovere di aiutare il 66enne: e se davvero questo scenario dovesse essere confermato, il medico legale dovrà dirci come si sia arrivati alla morte. Sessanta giorni di tempo per restituire tutti i dubbi alla certezza probabilistica della scienza.

Andrea Colombari