Ravenna, morti al Giglio d’oro. Fascicolo in Procura

Già sentiti dalla Squadra mobile diversi ospiti della struttura finita nel mirino dei familiari per presunte violazioni alle norme Covid

Tante le ombre che avvolgono il Giglio d’oro: il discusso pranzo di Pasqua

Tante le ombre che avvolgono il Giglio d’oro: il discusso pranzo di Pasqua

Ravenna, 6 giugno 2020 - Quel primo caso sospetto sottoposto al tampone alla vigilia di Pasqua. L’esito, purtroppo positivo, arrivato a Pasquetta. E in mezzo quel pranzo di Pasqua tutti insieme. Sono tante le ombre che avvolgono i giorni concitati del Giglio d’oro, la comunità alloggio per la terza età di Ravenna in cui si sono verificati 16 contagi di Coronavirus su 19 ospiti, a cui si aggiungono le positività di 6 operatori (tra cui gli stessi responsabili della struttura). Aspetti che delineano un quadro su cui si sta cercando di fare verifiche, e per il quale diversi parenti di ospiti riferiscono di essere stati sentiti.

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Sono infatti in corso approfondimenti coordinati dalla Procura dopo diverse segnalazioni pervenute, e la Squadra mobile ha già ascoltato diverse persone. L’obiettivo è capire se ci sono state violazioni alle normative per il Covid, ed eventuali responsabilità penali. L’obiettivo è capire se ci sono state violazioni alle normative per il Covid, ed eventuali responsabilità penali. Cerchiamo di capire cosa è successo in quei giorni. Il sabato prima di Pasqua, 11 aprile, un’ospite sta male, ha dei sintomi e richiede un ricovero: per questo la struttura si rivolge all’Ausl, che come da prassi la sottopone al tampone per verificare un’eventuale positività al Coronavirus.

Il test richiede tempo per essere inviato al laboratorio e analizzato, data la grande mole di lavoro dovuta all’emergenza. Intanto il giorno successivo, quando ancora i risultati non sono arrivati, è Pasqua. Quel giorno i responsabili della struttura inviano ai parenti degli anziani ospiti un video che mostra il pranzo nel giorno di festa: vuole essere un modo per compensare l’impossibilità di fare visita ai parenti, imposta dalle leggi del virus. Il filmato, però, mostra gli anziani riuniti tutti assieme nella stessa stanza, seduti in tavoli di 4 o 5 persone, mentre due operatrici girano tra i tavoli. Una delle due ha la mascherina abbassata sul mento, mentre l’altra ne è del tutto sprovvista e parla agli anziani, esprimendo "un augurio grandissimo a tutte quelle famiglie che hanno perso i loro cari in questa tragedia, e ci auguriamo che tutti i nostri cari, i vostri cari e tutti stiamo bene". Il giorno successivo, lunedì di Pasquetta 13 aprile, dall’Ausl arriva l’esito del tampone effettuato il sabato: è positivo.

A quel punto tutti gli anziani e gli operatori vengono sottoposti a test a tappeto, che in prima battuta rivelano che altri 5 ospiti, oltre a 3 operatori, sono stati contagiati. Nell’arco delle due settimane successive risulteranno via via contagiate sempre più persone: in totale 16 ospiti su 19 e 6 operatori, tra cui anche i responsabili della struttura. Di quei 16 anziani, purtroppo, 3 sono deceduti.

Alla luce di quello che è successo, quindi, è ipotizzabile che si sospetti l’inosservanza delle regole che configura il reato di epidemia: la mancanza di mascherine e l’aver riunito gli anziani nella stessa stanza, pur sapendo che c’era già un caso sospetto, potrebbero essere valutati come una condotta non idonea. Per questi aspetti anche i parenti degli anziani ospiti sono sul piede di guerra: alcuni di loro in questi giorni hanno dichiarato di stare valutando una denuncia nei confronti dei gestori del Giglio d’oro.