Gioco e luoghi sensibili, l’agenzia ippica chiude

A Cervia la società ha rinunciato al ricorso al Tar. Analoga decisione per due sale di un colosso delle scommesse a Faenza

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Non solo slot e videolottery: l’applicazione locale della legge regionale contro le ludopatie, ha avuto un effetto sfratto anche per gli appassionati di scommesse ippiche. La tris vincente ‘Soldatino King D’Artagnan’ è destinata insomma a rimare tale solo nel celeberrimo film di Steno (‘Febbre da cavallo’, 1976). Così perlomeno nelle città, contesti che pullulano di quei luoghi sensibili dai quali bisogna rimanere alla larga per potere proseguire nella raccolta scommesse. Certo che delocalizzare in contesto urbano si presenta arduo. Per fare saltare i piani, del resto basta che a meno di 500 metri ci siano una scuola, una chiesa, un oratorio, un impianto sportivo o una residenza per categorie protette. O ancora un cinematografo, una struttura socio-sanitaria o un centro dove i ragazzi siano soliti ritrovarsi. Una fitta ragnatela insomma che per l’intero territorio ravennate ha finora determinato due scenari: o il Tar di Bologna ha confermato le intimazioni alla chiusura oppure ha preso atto della rinuncia del punto scommesse di turno a volere proseguire il braccio di ferro amministrativo con il Comune. Uguale a serrande giù e niente più tenzoni con la sorte. Ultima sentenza in tal senso, pubblicata nei giorni scorsi, ha riguardato la sala di piazzale Artusi a Cervia dell’Agenzia Ippica Ravennate srl (ditta punto Snai). I giudici felsinei, preso atto della rinuncia depositata dalla società il 29 giugno scorso “avendo cessato l’attività di gioco e scommesse ippiche nel proprio punto oggetto di causa”, hanno dichiarato improcedibile il ricorso compensando le spese di lite tra le parti.

La richiesta originale era quella di annullare la delibera comunale con la quale nel 2018 era stato approvato il “regolamento alla prevenzione e al contrasto delle patologie legate al gioco d’azzardo lecito”. E così via fino al provvedimento del 2021 circa il “divieto di prosecuzione attività e comunicazione impossibilità delocalizzazione”. Sei i soggetti tirati in ballo a partire dal Comune di Cervia; e poi la Regione, l’Anci regionale, i ministeri della Salute e dell’Interno e infine il luogo sensibile più vicino, l’istituto alberghiero ‘Tonino Guerra’. Analoga sentenza del Tar bolognese, sempre nei giorni scorsi ha riguardato due sale scommesse a Faenza (in via Mameli e in via Fratelli Rosselli) della Snaitech spa, società italiana attiva nel settore del gioco legale quotata alla Borsa di Milano. In questo caso il ricorso aveva coinvolto l’Unione della Romagna Faentina per la prima richiesta di chiusura datata marzo 2018. E, a cascata, il Comune manfredo, la Regione, la presidenza del consiglio dei ministri, il ministero dell’Economia, l’agenzia delle dogane e infine un paio di luoghi considerati dalla legge sensibili: l’istituto tecnico Oriani e la parrocchia di Santa Maria Maddalena.

In questo caso, come dato atto dal presidente della seconda sezione del Tar Alessandro Cacciari, la spa il 7 luglio scorso aveva chiesto che venisse dichiarata la “sopravvenuta carenza di interesse”. Ovvero serrande abbassate. Una tendenza del resto sempre più diffusa tra coloro che avevano a caldo proposto ricorso lamentando tra le altre cose il fatto che delocalizzare è tutt’altro che semplice tra mancanza di spazi adeguati e costi proibitivi. Fin qui il Tar è stato tuttavia netto, sottolineando tra le altre cose la validità dell’azione del legislatore regionale “intervenuto per evitare” la vicinanza di “sale e apparecchi da gioco a luoghi dove si radunano” persone ritenute “emotivamente più esposte all’illusione di guadagni facili”. E cioè “al rischio di cadere vittime della dipendenza del gioco d’azzardo”. In quanto alla tris vincente ‘Soldatino King D’Artagnan’, per quella vi consigliamo di riguardare ‘Febbre da cavallo’.

Andrea Colombari