
Ieri la convalida della misura cautelare sul tentato omicidio di Lido Adriano. L’indagato 51enne: "Ho estratto l’arma perché temevo un’imboscata".
Resta in carcere Leonardo Carovilla, il 51enne milanese accusato di tentato omicidio per l’accoltellamento di un giovane macedone avvenuto venerdì 13 giugno intorno alle 17 al bar Cristallo di Lido Adriano. Lo ha deciso ieri il giudice per le indagini preliminari Federica Lipovscek al termine dell’udienza di convalida, ritenendo che l’uomo abbia agito con la chiara intenzione di uccidere e che vi sia il rischio concreto di reiterazione del reato.
La vittima, Aid Ibraimi, 23 anni, si trova ancora in prognosi riservata all’ospedale Bufalini di Cesena. È stato raggiunto da tre fendenti: uno alla gamba destra, uno al fianco sinistro – che gli ha provocato la frattura di una costola – e uno alla schiena, che gli ha perforato un polmone. Ferite che raccontano la violenza dell’aggressione e il rischio concreto corso dal giovane. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri della locale stazione, coordinati dal pubblico ministero Francesco Coco, tutto sarebbe nato da un vecchio rancore familiare. Ibraimi era entrato nel bar insieme alla fidanzata – figlia della compagna di Carovilla – per acquistare una bottiglietta d’acqua e una ricarica telefonica. La ragazza, vedendo l’uomo seduto all’interno del locale, lo avrebbe provocato con insulti. A quel punto, la tensione è esplosa. Ne è nata una discussione accesa, poi una colluttazione a suon di pugni, sedata momentaneamente dalla barista e dalla giovane stessa. Ma mentre la coppia si stava dirigendo verso l’uscita, Carovilla ha estratto un coltello a scatto e ha colpito alle spalle il ragazzo.
La furia non si è fermata: l’aggressore ha inseguito la vittima fuori dal locale, colpendolo prima alla schiena, poi con un secondo fendente. Ferita e sanguinante, la vittima aveva cercato di fuggire, venendo però colpita ancora una volta alla gamba, prima che il suo aggressore fosse bloccato da altri avventori. Una scena drammatica, confermata anche dai testimoni presenti e dalla stessa dipendente del bar.
Carovilla, assistito dall’avvocato Luca Donelli, si è avvalso della facoltà di non rispondere nell’interrogatorio di garanzia. Tuttavia, ha confermato con la formula delle dichiarazioni spontanee quanto già detto a caldo agli inquirenti: sostiene di essere stato provocato dalla figlia della compagna, di aver subito un’aggressione fisica ricevendo una testata, e di aver agito per difendersi. Ha ammesso di aver inseguito la vittima, pur aggiungendo con incertezza: "La mia intenzione era quella di rincorrerlo, non so se fosse mia intenzione colpirlo di nuovo". E, soprattutto, avrebbe estratto il coltello vedendo che fuori dal bar c’erano altre persone e per questo temeva "un’imboscata".
Il giudice non ha ritenuto credibile la sua versione: secondo il gip, la dinamica dimostra chiaramente un intento omicida, interrotto solo dall’intervento di terzi. Il comportamento dell’indagato, aggravato da numerosi precedenti penali, è stato ritenuto “pervicace” nel volere portare a termine il suo proposito criminoso, soprattutto per avere accoltellato la vittima mentre era di spalle, e senza alcuna remora nel violare la legge. Da qui la conferma della custodia cautelare in carcere, chiesta dal Pm Coco. Il fermo, eseguito inizialmente per impedirne la fuga, non è stato convalidato, poiché Carovilla – dopo un primo tentativo di allontanarsi – si è poi costituito spontaneamente su consiglio del proprio legale.
Lorenzo Priviato