
L’esterno del Palazzo di giustizia di Ravenna (Foto Giampiero Corelli)
Nell’interrogatorio di garanzia davanti al gip Janos Barlotti e al pm Raffaele Belvederi, si sono avvalsi ieri mattina della facoltà di non rispondere i principali accusati in merito al giro di prostituzione che nei giorni scorsi aveva portato all’arresto ai domiciliari di una donna di 60 anni che abita a Russi e di un uomo di 41 anni residente a Bologna, entrambi di origine cinese, raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare emessa nell’ambito di un’inchiesta su un’organizzazione finalizzata al favoreggiamento e allo sfruttamento della prostituzione.
Le misure, che avevano riguardato anche beni patrimoniali, erano state notificate dai carabinieri del nucleo Investigativo di Ravenna in collaborazione con i colleghi della Stazione di Russi e dei comandi provinciali di Bologna e Alessandria. Per la convivente dell’uomo - una sua connazionale di 41 anni - era stato disposto l’obbligo di firma. Inoltre tre italiani residenti in provincia di Ravenna e Alessandria, erano stati denunciati a piede libero perché a vario titolo ritenuti responsabili di avere facilitato l’attività illecita mettendo a disposizione l’appartamento usato dalle prostitute, provvedendo all’attivazione e al pagamento delle utenze e adoperandosi in diversi aspetti logistici, anche per gli spostamenti delle donne. Le accuse a vario titolo sono di concorso in favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, riciclaggio di denaro e impiego di denaro di provenienza illecita.
L’indagine era scattata nel marzo 2024 quando i carabinieri della Stazione di Russi avevano puntato gli occhi su un appartamento segnato da un andirivieni di persone: in breve in militari avevano realizzato così che in quell’immobile si esercitava l’attività di meretricio. Le investigazioni erano poi state sviluppate dall’Investigativo sino al febbraio scorso.