"Gli uomini come le farfalle, ecco le mie storie"

Il saggista e storico dell’arte ravennate . Gianni Morelli parla del nuovo libro

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Il saggista e storico dell’arte ravennate Gianni Morelli, dopo aver dedicato quattro monografie al Vangelo Purpureo di Rossano patrimonio dell’Umanità, torna a una scrittura più intima in ‘Farfalle irrequiete’, insieme di storie pubblicato dalla società editrice ‘Il Ponte Vecchio’. Un titolo che incuriosisce e che esprime la somiglianza che l’autore vede, sin da bambino, tra farfalle e uomini. Così come le farfalle hanno due ali giganti, sproporzionate rispetto all’esile corpo, pure gli esseri umani hanno un fisico modesto rispetto ad altri esseri viventi, ma compensano con cervello e cuore.

Morelli, quali altre caratteristiche delle farfalle l’hanno affascinata?

"Per esempio, il loro volo: non si capisce mai in quale direzione stiano andando. Anche qui viene da chiedersi: noi uomini dove ci dirigiamo? E poi ancora la loro irrequietezza, visto che non stanno ferme neanche quando si posano. E lo siamo anche noi esseri umani. Da queste osservazioni, è partito tutto…".

In questo viaggiare senza apparente meta, ha pensato a un libro che ripercorre la vita vera delle persone…

"Sì, e per rappresentare le tre principali fasi, la nascita, la maturità e la morte, mi sono servito della storia di nove personaggi che in qualche modo mi hanno sempre attirato, in base a letture e conoscenze. Ne ho scelti tre per la nascita e altrettanti per la maturità e per la morte".

La prima nascita è quella del re delle armi, Gilgames, metà uomo e metà bestia, che diventerà umano dopo aver fatto sesso con la prostituta Shambat. Quali sono le altre storie?

"La seconda è quella del mito di Edipo, quello per così dire ‘fondativo’ del destino dell’uomo, che viene ancora prima di Adamo e del cristianesimo. Inevitabile il riferimento al noto dipinto che lo ritrae di Gustave Moreau. La terza quella di Stefano Pelloni e del mito più forte che la Romagna conosca, il Passatore, su cui ho fatto la tesi di laurea. La sua vicenda è raccontata in una Romagna povera e orgogliosa".

Chi ha scelto poi per rappresentare l’età della maturità?

"Pericle con il suo celebre Epitafio, San Francesco, che ben interpreta il senso dell’irrequietezza umana che poi evolve in fratellanza. Poi Beethoven e Klimt che escono dall’ombra, il primo con la Nona Sinfonia, il secondo con il celebre bacio".

L’avventura del vivere si conclude con la morte…

"Sì, in ultimo mi diverto a raccontare della figura di Mat che conduce l’uomo per 42 tornanti sulle vie della perfezione, della regina delle antiche scienze Ipazia, la cui morte segna la fine della filosofia greca, e della Casa del Mutilato di Ravenna dove ho messo in relazione due opere del Salone dei Mosaici: il mosaico di Majoli della grande guerra e ‘Cesare varca il Rubicone’ di Santagata".

Roberta Bezzi