
Gli uomini e quella rabbia da gestire: "Ecco un corso per aiutarli"
Anche gli uomini possono far qualcosa per la parità di genere e per diminuire i conflitti nei rapporti interpersonali. Per esempio, iscriversi al corso ‘I sentimenti degli uomini’, proposto dall’associazione Psicologia Urbana e Creativa nell’ambito del progetto ‘Io mi sento’, insieme al Comune di Ravenna, con il contributo dei piani di zona della Regione Emilia Romagna. Si parte lunedì 4 marzo e sono previsti 6 incontri dalle 20.45 alle 22.45, nella sede di CittAttiva in via Carducci 14 (per iscrizioni: psicologiaurbanaecreativaaps@gmail.com). Nei giorni scorsi, invece, è partito un corso di ‘Comunicazione empatica’ ma rivolto alle donne.
A parlarne è Giancarla Tisselli, psicologa, pedagogista e psicoterapeuta ravennate, autrice fra l’altro del libro ‘Dalla rabbia alla gentilezza’ (Edizioni Mimesis).
Avete iniziato circa dieci anni fa con questo tipo di esperienza. Com’è andata? Cos’è cambiato nel tempo?
"Gli uomini sono aumentati un po’. Se il corso al femminile raggiunge sempre le 20-25 partecipanti, quello al maschile non più di 12-18, ma è già un passo avanti. Siamo riusciti a coinvolgere uomini di tutte le estrazioni sociali, da medici a cuochi, da impiegati a muratori, e anche studenti. Alcuni di loro so anche tornati nel tempo".
La cosa più difficile è avvicinarli?
"Spesso vengono se invitati dalle mogli o da qualcuno che ha già partecipato. Il passaparola funziona bene. Molto importante è che ne venga data informazione anche sulla stampa per fare capire come dalla prevaricazione e dalla violenza si possa uscire attraverso il dialogo".
È corretto dire che gli uomini facciano più fatica delle donne a gestire la rabbia?
"Sì, e non solo la rabbia, i sentimenti in generale. Durante il corso facciamo capire come riconoscere gli stereotipi duri a morire, del tipo alzare la voce, voler avere l’ultima parola oppure pensare di avere più ragione degli altri. Dentro la nostra mente c’è sempre un patriarca che ci critica, che ci dice cosa dobbiamo fare, limitando in molti casi la libertà di essere se stessi e di poter esprimere i propri sentimenti".
Pensiero patriarcale che è duro a morire nell’universo maschile…
"Sì. L’idea che con la forza si ottenga tutto, è molto radicata. In verità gli uomini, come le donne, vivono meglio quando si criticano meno e hanno più fiducia nei propri cari, quando si lasciano andare, abbandonano quella maschera da macho, e imparano a convivere e a esprimere le proprie emozioni".
Emozioni: sono uguali sia negli uomini che nelle donne?
"Sì. John Gottman, nel suo libro ‘Intelligenza emotiva per un figlio’, ha pubblicato i risultati di un suo esperimento. Ha fatto vedere uno stesso filmato a uomini e donne e ha visto che le percezioni sono avvertite nello stesso modo. Ma l’uomo fa più fatica della donna a spiegare le proprie emozioni: è un fattore culturale perché il primo pensa di uscirne più fragile anziché arricchito".
Qual è la giusta via?
"Quella dell’ascolto, del dialogo, perché solo così si raggiunge una soluzione insieme. L’obiettivo è trovare cosa ci accomuna per arrivare alla comprensione e non ciò che differenzia che porta alla diffidenza. Durante il corso, cerchiamo in particolare di insegnare la tecnica dell’ascolto attivo, che prevede l’ascolto dell’altro fino in fondo senza interruzioni".
Roberta Bezzi

