Grattacoppa, in 350 a protestare per il ponte

In tanti al doppio corteo a Torri e a Savarna per il cantiere fermo da mesi. L’organizzatrice: "La prossima volta andremo dal Comune"

Migration

Due cortei, oltre 350 persone: un centinaio hanno marciato a Torri e altre 250 a Savarna, in un lungo biscione composto da famiglie, bambini e anziani. Uniti nello spirito, divisi da quello sbarramento fisico che tiene separati i due paesi da un anno e mezzo: il ponte di Grattacoppa, chiuso per lavori l’8 marzo 2021. E proprio la lunga attesa, che doveva finire in primavera ma si protrae tuttora con la riapertura fissata nei giorni scorsi dal sindaco per i primi mesi del 2023, è ciò che ha convinto i residenti a scendere in strada con megafono e cartelli. "Questo è un posto tranquillo, una piccola oasi – dice Enrico Benzoni, presidente del Comitato cittadino di Savarna – ma molti lavorano fuori e con tutti i rincari, poi... Il ponte chiuso è un problema. Il Comune ha in programma tre opere per questo territorio: il ponte, la rotonda in via Basilica e la tensostruttura vicino al campo sportivo. Un bell’investimento ma per motivi diversi sono tutte e tre ferme". Ultimamente il paesino tranquillo si è però inferocito. La settimana scorsa la protesta era stata online, seguita dalle scuse del sindaco. Ma chi sperava nella presenza dell’amministrazione comunale ieri è rimasto deluso.

"Non meritiamo questo vergognoso trattamento, questi enormi disagi, questo silenzio, queste mancate spiegazioni e soprattutto non meritiamo queste scuse tardive di circostanza e di convenienza" sono alcune delle parole gridate ieri al megafono da Emily Tassinari, organizzatrice dell’evento. Ad ascoltarla c’erano diversi politici d’opposizione: il consigliere comunale leghista Giacomo Ercolani, la capogruppo della Pigna Veronica Verlicchi, il vicepresidente del Consiglio territoriale di Castiglione Gabriele Zoli e il vicepresidente di quello di Piangipane Nicola Carnicella. E poi Idio Baldrati, consigliere comunale Pd di Savarna: "Le difficoltà ci sono, le vivo tutti i giorni – dice –. Il sindaco? Oggi era col prefetto per la conta dei danni del maltempo. Sono sicuro che se avesse potuto sarebbe venuto".

Erano invece presenti famiglie, imprenditori e pensionati della zona. "È scomodo senza il ponte – dice Daniela Medri, al corteo con la figlia –. Chi ha figli deve fare più chilometri per far loro frequentare le attività. E poi molti lavorano a Ravenna". "Si sono impelagati in un ponte di 4 metri – commenta Germano Spighi, che scuote la testa –, cose che succedono solo nel pubblico. Nell’azienda privata la colpa è sempre del capo. E qui?". Renzo Liverani, detto Raflò, è un agricoltore: "Ci sono problemi a non finire per questo ponte, quando il passaggio a livello è chiuso si sta fermi 10 minuti. E se deve venire un’ambulanza?".

Tra cartelli e richieste, il pomeriggio si chiude con un grido di battaglia: "Continueremo a protestare – dice Tassinari –. E visto che non sono venuti, la prossima volta andremo noi da loro".

Sara Servadei