Grattacoppa, la rabbia per il ponte chiuso

Viaggio nei paesi penalizzati dai lavori iniziati a marzo 2021 e bloccati da maggio 2022: "Siamo tagliati fuori dal mondo"

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C’è chi dice che "il progetto andrà rifatto, il ponte è troppo alto", altri parlano di litigi con la ditta. Sono solo voci: le mille voci che si rincorrono tra i residenti di Savarna, Conventello e Torri sul ponte di Grattacoppa, indicative di quanto la maxi opera qui sia rilevante. I lavori sono iniziati l’8 marzo 2021 con la demolizione della vecchia struttura, malandata. Dovevano durare un anno. Ad agosto 2021 l’allora assessore ai Lavori pubblici Roberto Fagnani spostò la riapertura alla tarda primavera-inizio estate. A fine maggio Federica Del Conte, nuova assessora ai Lavori pubblici, disse che c’era un ritardo ma che ancora non voleva sbilanciarsi sulla data. L’ultimo aggiornamento lo ha fatto venerdì il sindaco su Facebook, dopo essersi scusato per il "ritardo gravissimo": "Prossima settimana il cantiere potrà ripartire per una parte delle lavorazioni. Un’altra parte invece dovrà attendere una consegna di materiali ai primi di ottobre". Visto che i tempi per la conclusione dei lavori sono previsti dai 3 ai 5 mesi significa che si va al 2023.

A Torri, Conventello e Savarna il clima generale è cinico e disilluso, tanto che in questi giorni qualcuno su Facebook ha creato l’evento ironico ’Capodanno sul ponte di Grattacoppa’. "Non si vedono operai dalla primavera – dice Giovanni Ercolani, che abita accanto al ponte –. Mia moglie tutti i giorni fa 1314 chilometri di strada in più. E di sera ci sono dei ragazzini che entrano nel cantiere". Come tutti in zona, Ercolani ha una teoria sul perché il ponte non sia pronto. "La ditta ha lavorato con delle direttive – dice – ma avendo alzato la base del ponte di oltre un metro, ora c’è uno scalino. Chi ha fatto il progetto e la commissione dovevano tenerne conto". "Siamo tagliati fuori dal mondo – dice un’altra residente –. Qui non si muove niente".

Tanti ricordano il presidente della Regione Bonaccini a Savarna per le campagna elettorale per la rielezione del sindaco, un anno fa: "Erano proprio qui davanti – ricorda Pierluigi Perdonò, titolare del bar centrale di Savarna –. Il sindaco esordì dicendo che ’il ponte era nei tempi’. E invece...". Perdonò ricorda anche gli ultimi operai che se ne sono andati: "Era fine marzo o inizio aprile, portavano via gli ultimi attrezzi e si sono fermati nel bar. Gli ho fatto una battuta, uno dei due mi disse serio: ’Noi qui ciò che ci era stato commissionato lo abbiamo fatto’". Oltre al disagio è tanta la rabbia: "Dopo un anno ormai abbiamo trovato un altro equilibrio – aggiunge Perdonò –. Ho dovuto ridurre l’orario del personale, abbassando gli stipendi". La situazione delle attività è un problema nel problema: "Lavoro il 30% rispetto a prima – dice Franco Borcelli della ferramenta Emporio 2000 a Torri –. Per fortuna non ho debiti né devo pagare l’affitto sui locali, o dovrei chiudere".

Nei mesi scorsi una delegazione dal paese è andata a parlare con l’assessore Federica Del Conte: c’erano la consigliera comunale Gloria Natali, il presidente del Comitato cittadino di Savarna Enrico Benzoni e la presidente del Consiglio territoriale di Mezzano Federica Sabini. "Dal Comune dicono che hanno avviato tre progetti per il territorio – dice Benzoni –: il ponte, la tensostruttura e la rotonda. Il primo è fermo, la tensostruttura pure per la revisione dei prezzi e il cantiere per la rotonda non è ancora partito. Ci sono solo malumori". Benzoni spera che il Comune stanzierà una compensazione per cittadini e attività che stanno patendo disagi. Gloria Natali, consigliera comunale del Pd di Mezzano, capisce i problemi di entrambe le parti. "Sono la prima a riconoscere il disagio, ma so che più di quello che si sta facendo non si può fare. Per il Comune il ponte è una priorità".

Sara Servadei