Green pass falsi: Passarini va ai domiciliari

Scarcerato dopo la parziale confessione. E intanto decine di vaccinati si rivolgono ad avvocati temendo un avviso di garanzia

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Ha ottenuto i domiciliari ieri mattina il medico 64enne di origine bolognese Mauro Passarini arrestato mercoledì scorso dalla polizia a Marina di Ravenna, dove vive e lavora, con l’accusa di avere simulato vaccinazioni Pfizer al solo proposito di fare ottenere falsi Green pass a decine di no vax. Il medico si è quindi diretto immediatamente da Port’Aurea, dove si trovava su applicazione di una ordinanza di custodia cautelare, fino alla sua abitazione.

L’istanza di scarcerazione era stata presentata dal suo avvocato Carlo Benini al netto dell’interrogatorio di garanzia di lunedì mattina di fronte al gip Corrado Schiaretti. Il pm Angela Scorza, alla luce della parziale confessione dell’indagato (ha ammesso di avere simulato diverse decine di vaccinazioni ma ha negato di avere mai ricevuto danaro) e alla sospensione da parte dell’Ausl Romagna quale medico vaccinatore, non si era opposta alla richiesta.

Passarini potrà ora comunicare solo con il difensore e con le persone eventualmente conviventi. A questo punto - come ha spiegato il suo legale - in attesa dell’evoluzione dell’inchiesta partiranno le indagini difensive. Da subito però la vicenda Passarini ha creato allarmismo tra i 294 pazienti da lui vaccinati fino al 2 novembre scorso: decine di loro si sono già rivolti ad avvocati temendo di ricevere presto un avviso di garanzia per concorso nel falso ideologico attribuito al 64enne.

Del resto è stato lo stesso medico ad avere confessato nel corso delle due ore di interrogatorio di essersi in effetti prestato a quelle richieste di no vax arrivati da lui anche da province molto distanti - vedi Belluno, Torino, Udine, Venezia, Rovigo - proprio per aggirare il vaccino e accaparrarsi lo stesso il Green pass. Inoltre per taluni suoi pazienti di lungo corso, potrebbe essere stato lui stesso ad avere sconsigliato il vaccino ritenendolo pericoloso. Il 64enne, a specifica domanda, ha infatti precisato di non essere un no vax tanto da essersi auto-vaccinato ma di ritenere il vaccino nocivo.

Non è affatto detto che gli inquirenti ritengano tutte le affermazioni dell’indagato del tutto genuine: il 64enne del resto con sotto la lista dei nomi relativi ai primi 79 Green pass sequestrati perché in odore di falso - se ne sono aggiunti poi altri cinque solo di operatori sanitari -, tra i circa venti a suo avviso realmente vaccinatisi ha infilato persone che tuttavia sono risultate negative all’analisi anticorpi sebbene sulla carta avessero ricevuto entrambe le dosi.

E i prossimi accertamenti dell’inchiesta saranno proprio quelli di natura sanitaria: la ricerca di anticorpi al covid insomma alla quale i diretti interessati non hanno naturalmente l’obbligo di sottoporsi: ma è chiaro che chi scegliesse di rifiutare il prelievo ematico, si ritroverebbe a dovere poi motivare la sua decisione davanti alla magistratura. Un po’ come hanno fatto i sette operatori sanitari - tre medici tra cui una psichiatra, un oculista e un dottore del reparto Infettivi dell’ospedale, tre infermieri e un’ostetrica - che, salvo in un caso, hanno declinato l’invito dell’Ausl per un prelievo di sangue. L’unico che ha accettato - si tratta di un infermiere - è risultato negativo e si è sottoposto a ulteriore vaccinazione.

Sul fronte indagini, la squadra Mobile punterà a capire se, come sostenuto dal 64enne, vi fossero in effetti soggetti capaci di convogliare no vax a Ravenna anche da città molto distanti fino ai due ambulatori di Passarini (vedi un guaritore-pranoterapeuta del nord). E se il medico ricevesse o meno compenso per la sua compiacenza: per l’accusa, lo proverebbero quei 1.555 euro trovati nelle sue tasche il 17 ottobre subito dopo tre vaccinazioni ritenute fasulle (come dire circa 500 euro a certificato verde). Il diretto interessato ha invece sostenuto di non avere mai ricevuto neppure un centesimo.

Andrea Colombari