Green Pass falsi a Ravenna: "Certificati rilasciati al telefono"

Tra i messaggi whatsapp scovati 4-5 pazienti che avevano inviato risultati negativi di test rapidi per avere il certificato verde temporaneo

Polizia impegnata nei controlli

Polizia impegnata nei controlli

Pazienti molto fidati, evidentemente. Perché tramite whatsapp loro gli mandavano i risultati (negativi) di test covid ottenuti presumibilmente tramite kit fai da te: e poi lui li inseriva sul sistema informatico utile ai fini del rilascio del Green pass temporaneo senza cioè nessuna certezza sul tipo di esame effettivamente eseguito o sulla reale identità della persona che si era sottoposta al prelievo. Una situazione questa riscontrata in almeno 4-5 casi di pazienti del circondario e fissata nella relazione sull’analisi del telefonino - depositata di recente - di Mauro Passarini, il 64enne medico vaccinatore arrestato il 10 novembre scorso dalla polizia con l’accusa di avere simulato inoculazioni Pfizer al solo scopo di fare ottenere il Green pass a decine di no vax.

Per avere un Green pass diciamo semplice - cioè non legato a un ciclo vaccinale completo che viene chiamato ’rafforzato’ - occorre essere negativi al test antigenico rapido nelle ultime 48 ore o al test molecolare nelle ultime 72 ore. Sono operatori sanitari a effettuare tali esami e a certificarne il tipo, la data e il risultato per trasmettere infine i dati all’apposita piattaforma nazionale. Questo scenario al momento esclude dunque autotest rapidi e perciò pure meccanismi come quelli che - almeno in prima lettura - sono emersi dall’analisi del telefonino del 64enne. Ma se ciò dal punto di vista della procedura sanitaria offre il fianco a più di una perplessità, non è detto che presenti necessariamente profili di natura penale.

Su questo fronte, le verifiche della squadra Mobile - coordinate dal pm Angela Scorza - proseguono per fugare ogni eventuale residua perplessità sulle ipotesi di reato sin qui delineate. Circa il falso, ci sono ben pochi dubbi: lo stesso Passarini ha confessato di essersi prestato alla simulazione di numerose vaccinazioni indicando peraltro i nomi dei diretti interessati. Ne consegue che a breve anche i pazienti considerati beneficiari del vaccino fasullo, potrebbero ricevere un avviso di garanzia. Pochi dubbi sembrano esserci anche sul peculato delle 13 fiale Pfizer trovate abbandonate a temperatura ambiente (e dunque inutilizzabili) in uno dei due ambulatori del 64enne nel corso della prima perquisizione del 17 ottobre scorso.

Il nodo fondamentale rimane la contestata corruzione: Passarini, difeso dall’avvocato Carlo Benini, in entrambi gli interrogatorio ha sostenuto di non avere mai percepito un centesimo per la sua attività di simulazione di vaccini. Tuttavia sempre il 17 ottobre, subito dopo tre dosi simulate ad altrettanti pazienti arrivati addirittura dalla provincia di Belluno, nelle tasche del 64enne gli inquirenti avevano trovato 1.550 euro in contanti. Il medico ha sostenuto si trattasse di danaro prelevato tempo addietro per un corso di meditazione e lì dimenticato: l’analisi delle impronte digitali eseguita dalla Scientifica ha restituito risultati non leggibili. Non è escluso che sul punto dunque lo stesso 64enne venga nuovamente sentito in un ulteriore interrogatorio.

In quanto ai 191 Green pass sequestrati perché in odore di falso (solo uno quello restituito), si attendono le motivazioni con le quali il tribunale ha rigettato la richiesta di riesame presentata da due medici e da un funzionario pubblico. I primi due, senza certificato verde rafforzato, non potranno lavorare. Il terzo lo potrà fare ma sottoponendosi in maniera cadenzata a test antigenici o molecolari.

Andrea Colombari