Ravenna, 15 settembre 2024 – “Vogliamo giustizia per Massimo”. Gabriella Sarti, affiancata da Giuseppe Pietropaolo chiede questo. Almeno questo. Ed è davvero il minimo sindacale per una mamma che ha perso un figlio. La signora Sarti ha infatti visto morire il figlio Massimo Mariani nel giugno dello scorso anno quando aveva solo 46 anni; il ravennate stava combattendo da un paio d’anni contro una rara forma di tumore. Come a volte accade in questi casi l’uomo le aveva tentate tutte per cercare di migliorare le sue condizioni di salute, imboccando anche strade che con la medicina non c’entravano nulla.
Mariani si era affidato infatti alle cure di sedicenti guaritori, finiti ora agli arresti domiciliari. Tre persone, una 40enne di Bologna che aveva vissuto a Marina Romea, una 39enne di Terni e un 46enne di Ferrara sono stati arrestate nel Bresciano perché avrebbero offerto le stesse false speranze alla famiglia di un bambino malato di tumore (il piccolo è vivo). “I genitori del bambino – raccontano Sarti e Pierpaolo, che è stato un caro amico di Mariani –, hanno preso coraggio dopo aver visto la nostra partecipazione a Striscia la Notizia e ci hanno contattato. Speriamo che questo articolo di giornale possa spingere altre persone a denunciare queste persone, perché siamo convinti che esistano altri casi”.
Casi di famiglie disperate che “magari per vergogna”, non se la sono sentita di rivolgersi alle forze dell’ordine dopo aver scoperto di essersi messi nelle mani di persone che non avevano alcun titolo per proporre cure, che logicamente non erano gratuite. Per quanto riguarda la vicenda del 46enne ravennate, dopo la sua morte la mamma si è rivolta (marzo 2024) ai carabinieri di Ravenna per sporgere denuncia (puntando il dito, in quel caso, verso la 40enne emiliana e la 39enne di Terni; non era nota, al tempo, la presenza del 46enne di Ferrara).
I reati ipotizzati sono gli stessi del caso del bimbo che vive nel Bresciano: i tre sono accusati in concorso di tentata estorsione, sostituzione di persona, esercizio abusivo di una professione, truffa e lesioni personali. Per quanto riguarda il filone investigativo ravennate, i diretti interessati aspettano sviluppi in tempi brevi. “Siamo contenti che abbiano arrestato queste persone, speriamo la loro detenzione domiciliare non sia breve. La procura di Brescia e chi ha svolto le indagini è stata davvero bravo e rapido”.
Dopo la morte del figlio Massimo, la signora Sarti era stata contattata da questi falsi guaritori, che avevano avuto atteggiamenti intimidatori nei suoi confronti. La donna non si era fatta spaventare, anzi, aveva deciso di rivolgersi alle forze dell’ordine. “Perché vogliamo giustizia per Massimo”, dice la mamma.