
di Andrea
Colombari
La sua abitazione si trova in via Boccaccio a Biancanigo, frazione a un soffio da Castel Bolognese. Esattamente tra il fiume Senio e un canale, "e sono esondati tutti e due…". Ecco perché Enrico Montanari, 48 anni, operaio alla Cisa di Faenza e da ragazzo carabiniere ausiliario, domenica si trovava di gran lena a spalare fango e acqua. All’esterno aveva radunato mobili e vari oggetti fradici per lasciare che si asciugassero un poco al sole di maggio finalmente rinato. Cose comuni, di quelle necessarie alla vita di tutti i giorni ma sulle quali si è concentrata l’attenzione di tre malintenzionati. Ed è stato proprio il 48enne alla fine ad aiutare i carabinieri della locale Stazione, ben piazzati per i servizi anti-sciacallaggio, a identificare i tre sospettati e a denunciarli a piede libero (si era fuori dalla flagranza di reato) per tentata rapina impropria.
Si tratta di un uomo, di una donna e di un minorenne originari dell’est europeo. "Saranno state le 17.40 – racconta Enrico – quando mio cognato e io abbiamo notato queste tre persone che ci hanno insospettito: erano a piedi e stavano osservando il fiume. Poi ho guardato meglio e ho notato un borsone pieno di utensili da cucina miei…Se me li avessero chiesti, magari glieli avrei pure dati. Ma lo sciacallaggio proprio no!". E allora di getto ha affrontato quello che stringeva il borsone in mano, però "mi ha dato uno spintone e se ne è andato. A quel punto ho tirato fuori il cellulare e ho cercato di fotografare il ragazzino: ma mi ha graffiato e mi ha spinto nel fango prima di fuggire". Una volta refertato in ospedale, il 48enne è stato dimesso con una prognosi di un paio di giorni: "Sarei anche riuscito a reagire in condizioni normali: ma sono stanco, è giorni che lavoro e ho pure un po’ di febbre".
Di fatto poco dopo quando in auto stava per andare verso Faenza, ecco che all’ingresso dell’abitato di Castel Bolognese ha notato la donna: "Sono subito andato verso di lei e l’ho cinturata: si dimenava come un cinghiale, sono venuti altri ad aiutarmi. Sono stato attento a non farle del male: anzi, le ho praticamente evitato il linciaggio…Sì perché le persone che stavano lavorando alle abitazioni allagate, quando hanno capito cosa era successo, hanno iniziato ad arrabbiarsi parecchio". A quel punto sono arrivati anche i militari ed è stato recuperato il sacco della refurtiva in precedenza lasciato per strada. E mentre stavano andando verso la caserma per l’identificazione e la denuncia formale, ecco l’ultimo sussulto della vicenda con sorpresa finale: "In una via ho intravisto il ragazzino che mi aveva spinto a terra. L’ho riconosciuto subito e l’ho rincorso ma lui si è rifugiato in un’abitazione. Ho poi realizzato che si trattava del figlio dell’uomo con il borsone in mano, che i tre erano di origine albanese arrivati da Bologna e che quella era la casa di una famiglia del posto che li aveva ospitati. Il padrone di casa, in lacrime, mi ha chiesto scusa".
L’episodio, purtroppo, non è isolato. E nel sottobosco dello sciacallaggio, stanno intanto crescendo altre subdole forme di tentativi di avvantaggiarsi dell’alluvione depredando i cittadini già duramente colpiti. Ultimo, in ordine di tempo, è il caso riscontrato nel Lughese: falsi vigili del fuoco che, porta a porta, chiedevano donazioni per potere affrontare l’emergenza. I canali per donare esistono e sono ben altri. E i vigili del fuoco, quelli veri, mai andrebbero in giro a chiedere soldi.