Guerra in Israele: gli effetti. Porto, nessun contraccolpo: "Ma l’export ne risentirà"

Marco battaglia (Agenzia Stacs): "Siamo preoccupati, quel paese rappresenta il 70% dei volumi che trattiamo. Speriamo in una tregua" .

Guerra in Israele: gli effetti. Porto, nessun contraccolpo: "Ma l’export ne risentirà"

Guerra in Israele: gli effetti. Porto, nessun contraccolpo: "Ma l’export ne risentirà"

Questa mattina si riunisce in Prefettura il Comitato per l’Ordine pubblico, ma il Prefetto Castrese De Rosa ha già rafforzato le misure di sicurezza sui potenziali obiettivi sensibili israeliani a Ravenna. L’attenzione si concentra sul porto, che per ora non registra nei traffici nessuna ripercussione per l’attacco dell’organizzazione terroristica Hamas allo Stato di Israele.

I porti di Haifa e Ashdod sono in attività, magari rallentata per i maggiori e più severi controlli, ma le compagnie di navigazione scalano regolarmente a San Vitale. Si tratta della israeliana Zim oltre a Msc e Borchard. Il porto commerciale di Ashkelon, più vicino ai combattimenti e principalmente utilizzato dalle petroliere, è invece attualmente chiuso. "Sono giorni difficili", Rosanna Bacchilega, titolare dell’agenzia marittima Columbia Transport, commenta così la situazione: "Con i nostri clienti ci scriviamo e ci sentiamo – pur tra mille difficoltà lavorano regolarmente anche se in guerra". Le linee di traffico sono settimanali, attraccano a Ravenna il lunedì, il giovedì e il sabato. "In partenza ceramica, macchinari, arredamento, bevande e concimi", spiega Marco Battaglia, direttore generale dell’agenzia Sfacs. Che aggiunge: "Siamo molto preoccupati, Israele rappresenta il 70% dei volumi che trattiamo. Siamo alla finestra, fiduciosi che si possa trovare una tregua".

Al momento, quindi, l’attività dei porti è garantita, ma le preoccupazioni riguardano anche il futuro. Giovani, uomini e donne, riservisti sono tutti stati chiamati alle armi. "Ci sarà un rallentamento fisiologico nella logistica – prevede Battaglia - perché manca il personale. Alcuni spedizionieri israeliani hanno segnalato che potrebbe esserci una riduzione, ma in export non si registra nessun problema e ci hanno confermato che i carichi in partenza possono essere spediti".

Gli operatori contano sulla resilienza del popolo israeliano, "che farà di tutto per dare al Paese ciò che serve". "Al momento nessuna ripercussione – conferma Riccardo Martini, ad di Dcs Tramaco, impresa che si occupa di spedizioni refrigerate -. Si è bloccato solo un traffico poco importante da Haifa come punto di transito verso la Giordania, perché le frontiere sono state chiuse. Ma per la chiamata alle armi, in molte aziende si è fermata la produzione e in agricoltura mancano i braccianti. Questo si ripercuoterà sull’export". Dcs Tramaco è oggi il partner logistico di alcuni tra i più importanti produttori ed esportatori di ortofrutta del bacino del Mediterraneo e del Medio Oriente, così come di alcuni tra i maggiori importatori italiani ed europei. I più pessimisti temono un’estensione del conflitto che possa portare alla chiusura del canale di Suez, "una tragedia per tutti", basta ricordare cosa accadde nel marzo del 2021 quando la portacontainer Ever Given si incagliò provocandone l’ostruzione.

Maria Vittoria Venturelli