"Hashish in comunità", assolte le responsabili

Due dipendenti della coop sociale il Cerchio erano accusate di non aver impedito l’uso di supefacenti da parte di alcuni minori

Migration

Erano accusate entrambe di avere consentito, o comunque di non avere impedito, che tra l’agosto del 2019 e l’aprile del 2020 cinque ospiti di quel centro per minori facessero uso di sostanze stupefacenti tra hashish e marijuana. Due dipendenti della cooperativa sociale ‘Il Cerchio’ - la responsabile del servizio minori e l’allora responsabile della struttura, una viletta bifamiliare di Ravenna che più di recente ha cambiato tipologia di assistenza – sono state assolte ieri mattina dal gup Corrado Schiaretti “perché il fatto non sussiste”, così come del resto chiedevano non solo le difese (avvocati Giorgia Toschi e Luca De Tollis) ma anche il pm d’udienza Silvia Ziniti.

Secondo quanto rappresentato nel corso del rito abbreviato, i problemi più gravi per la struttura in questione si erano manifestati a fine agosto di tre anni fa con l’arrivo dalla Bassa Romagna di un minore segnato, secondo una relazione della procura dei minorenni, da disagio comportamentale e uso di droghe: per questi motivi ne era stata chiesta la collocazione in una struttura a forte valenza terapeutica e lontana dal contesto territoriale nel quale il ragazzino era cresciuto.

Una situazione di delicata gestione visto che il giovane aveva continuato a replicare il suo stile di vita finendo con l’essere ricoverato a inizio settembre per abuso di alcolici e di lì a qualche giorno subendo un tso, trattamento sanitario obbligatorio. In tutto questo – hanno in buona sostanza precisato i difensori in arringa – gli operatori avevano continuato a compilare i diari di struttura segnalando ad esempio l’odore di fumo e avevano avvertito vari enti: come dire che avevano seguito tutte le regole e fatto tutto il possibile per risolvere la situazione. La vicenda aveva preso una piega penale quando, a causa di tensioni con un vicino, erano intervenuti i carabinieri e avevano tra le altre cose sequestrato i diari.

Il 14 maggio 2020, anche in ragione del presunto uso di stupefacenti all’interno della struttura, il Comune aveva revocato l’autorizzazione. Ma a gennaio 2021 il Tar aveva annullato tutto chiarendo che prima decidere, palazzo Merlato avrebbe dovuto compiere approfondimenti coinvolgendo la cooperativa stessa e attivando le apposite commissioni tecniche, tanto più che non era "mai stata emessa alcuna diffida" né "concesso un termine per porre rimedio alla situazione". In quanto alla sentenza di ieri, per l’avvocato De Tollis ha avuto questo effetto: "E’ stata ripristinata e salvaguardata la professionalità della cooperativa in questione e dei suoi dipendenti i quali svolgono il loro servizio da molti anni sul territorio ravennate".

Andrea Colombari