Quando si è calata per la prima volta sul viso la macchina autoscurante Ivon Marcela Broz Perez, 42enne di origine colombiana, prima ha dovuto superare la diffidenza verso un mestiere anni fa percepito come prettamente maschile, poi è finita al centro della curiosità di molte altre latinoamericane, curiose per la sua avventura nel settore dell’industria.
Signora Broz Perez, ci racconti come è andata.
"Sono arrivata in Italia alcuni anni fa dalla Colombia. La regione da cui provengo, quella intorno alla città di Bucaramanga, ha una sua vocazione industriale, ma non paragonabile a quella di Ravenna. Del settore della metalmeccanica conoscevo poco o nulla, dunque era assai improbabile che là mi sarei mai trovata a lavorare come saldatrice. Il mio percorso di studi era andato in tutt’altra direzione: sono laureata in psicologia. Poi per vari motivi mi sono ritrovata in Italia; mi sono imbattuta nel corso formativo della Job Academy, e dopo qualche perplessità ho detto a me stessa: ‘perché no?’".
Immaginiamo che abbia dovuto superare dei pregiudizi, non è così?
"In realtà l’ambiente di lavoro si è rilevato accogliente sin dai primi istanti. Alla Mecalfast di Alfonsine, dove lavoro da cinque mesi, ho trovato colleghi splendidi: hanno avuto pazienza, mi hanno insegnato tutto quel che c’era da sapere. Gli ostacoli che ho dovuto superare erano soprattutto legati a un retaggio culturale. Mi spiego: quello della saldatrice è percepito come un mestiere tipicamente maschile, per via della strumentazione, della temperatura di fusione, della vicinanza ai metalli. Appunto per questo mi chiedevo se facesse per me. E’ il genere di domande che mi poneva qualsiasi mia amica quando raccontavo del mio nuovo lavoro".
Cosa rispondeva?
"Le condizioni di sicurezza fanno sì che il mestiere di saldatrice sia assolutamente alla portata di una donna come me, e quindi anche a quella di molte altre donne. Non è un lavoro solo per ‘hombres’. E’ vero, è necessaria un po’ di forza fisica, ma è la stessa che occorre anche in vari altri mestieri percepiti invece come tipicamente femminili, altrettanto faticosi ma in cui nessuno si stupisce di trovare molte donne. Proprio questo elemento, anzi, ha scatenato la curiosità di tante mie amiche, latinoamericane come me".
Cioè?
"Fra le sudamericane e le caraibiche che arrivano in Italia c’è la sensazione che almeno per i primi anni qui ci si debba accontentare di mestieri percepiti come tipicamente femminili. Molte mie amiche o conoscenti rimasero stupefatte quando spiegai loro che era possibile anche trovare un lavoro in un settore chiave come l’industria. La loro reazione è sempre la stessa: wow! Da allora dico loro che non esistono vere barriere fra noi e un lavoro in una grande impresa".
f.d.