"I bambini non giochino più a calcio". I residenti fanno scrivere da un avvocato. Il Comune: "Via le porte a malincuore"

L’assessore Bosi: "Avevamo proposto di montare una rete per evitare il pallone nei giardini: hanno detto di no"

"I bambini non giochino più a calcio". I residenti fanno scrivere da un avvocato. Il Comune: "Via le porte a malincuore"

I bambini, tra i 10 e i 15 anni, che giocano nell’area verde di piazza Giani

Una porta da calcio, un pallone che rotola, strilli di ragazzini ed esultanze ad ogni gol. Perché quelle di strada probabilmente sono partite sentite. Poi quando va male il pallone finisce oltre la porta senza reti, oppure oltre il muro, all’interno della proprietà privata adiacente all’area verde. Ma senza il pallone non si può giocare, e quindi ne segue il recupero, magari autonomo, da parte degli adolescenti. Sta di fatto che le porte da calcio presenti nell’area verde di piazza Giani saranno con presto rimosse dal Comune di Faenza. Con buona pace dei ragazzi, a quanto si apprende una quindicina tra i 10 e i 15 anni, che con il bel tempo si ritrovavano in quel parco, dove molti anni fa il Quartiere Centro Nord aveva montato le porte, oggi oggetto della discordia.

La vicenda ha avuto inizio qualche tempo fa quando "alcuni cittadini - rileva l’assessore Massimo Bosi con delega alle aree verdi -, hanno chiesto un incontro all’Amministrazione ponendo il problema delle partite di calcio in quell’area, chiedendo un intervento". Da qui la proposta del Comune: "Per evitare che la palla andasse nel giardino privato oltre il muro si era pensato di montare una rete di protezione alta qualche metro". Una proposta che però sarebbe stata declinata dai cittadini in questione, i quali si sono rivolti a un legale, firmatario di una lettera protocollata. "Le porte erano state messe in autonomia dal quartiere – spiega l’assessore –, e attraverso un avvocato è stato chiesto al Comune di realizzare un impianto sportivo che fosse in regola in quell’area. Ovviamente in quell’area un campo da calcio non ci sta, così siamo costretti a smontare le porte". Il Comune sembra quindi impossibilitato a fare altro se non rimuovere le porte da calcio. Peraltro da regolamento di polizia urbana "l’Unione promuove e favorisce le attività ludiche su suolo pubblico o nelle aree destinate alla collettività, purché il gioco non arrechi danno o costituisca pericolo a cose e persone". Una decisione che però non vedrebbe concordi altri residenti: "Il parco ha più di trent’anni – spiega una persona che abita poco distante da Piazza Giani –, e quando fu realizzata era stata lasciata un’area senza alberi proprio per consentire di praticare degli sport. A questo scopo furono installate lì le porte da calcio".

Diverse sono state le generazioni che ne hanno usufruito secondo il residente "e al giorno d’oggi vedere ancora bambini di 10, 12, 14 anni che al pomeriggio invece di usare i tablet si ritrovano ancora per giocare a pallone in un parco pubblico è una gioia". Per questo, la rimozione delle porte in un quartiere residenziale assume i connotati di una questione ben più ampia: da una parte il diritto e la legge, dall’altra la possibilità che il parco, senza gli improvvisati calciatori, come temono alcuni abitanti, possa diventare meta di incontro per ben altro tipo di frequentazioni. Questo il timore del residente che avanza un quesito: "Perchè non si può destinare tutta l’area ad uso giochi e basta?".

d.v.