"I canoni erano illegittimi Perciò non pagammo"

In aula il legale rappresentante della ’Marina di Cervia srl’, ex concessionaria del porto, imputato di truffa, falso e calunnia al Comune e suoi funzionari

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Bastava togliere l’ultimo numero intero, e il gioco era fatto: i 49.331 euro di canone da pagare diventavano 4933, 71.507 scendevano a 7.150, e così via per una dozzina di versamenti, fino ad arrivare a un risparmio complessivo di 450mila euro tra gli anni 2010 e 2016. Ma quei modelli di pagamento F23, in parte fasulli e in parte autoridotti, Roberto Sabatini ieri in aula li ha completamente disconosciuti. Il 53enne ex legale rappresentante della società ’Marina di Cervia srl’, a processo per falso e truffa, (anche) per questa vicenda nel 2017 ha perso la concessione del porto turistico di Cervia. Il Comune è parte civile con la tutela dell’avvocato Ermanno Cicognani.

Incalzato dalle domande del Pm Cristina D’Aniello, Sabatini ha spiegato che la sua società aveva scelto di non versare quei canoni ritenendoli "aggiuntivi e illegittimi", e che per questo divennero poi oggetto di ricorsi al Tar e vertenze civilistiche. "Prendemmo la decisione nel 2009", ha spiegato l’imputato, precisando che "ogni anno dall’ufficio mi giravano queste richieste di pagamento. Io che facevo? Nulla, non davo indicazioni perché la decisione di non pagare era già stata presa dal 2009". Perché allora dall’ufficio continuavano a spedirgliele nel 2016? ha domandato il Pm, ricordando che qualcuno, sebbene falsificando o auto riducendo i pagamenti, quelle cifre le aveva versate. "Ho scoperto che qualcuno li ha pagati, ma dopo. Ma non so cosa ci fosse scritto su quegli F23, se fossero falsi o ridotti: io di certo non li ho mai pagati". Chi pagò allora? Non si preoccupò di capire chi e perché fece quei versamenti, se la società li riteneva non dovuti? Domande rimaste inevase, al pari di un’altra, da parte di uno dei legali di parte civile: ’Perché nel giudizio davanti al Tar, se non avevate pagato quelle somme, ne avete chiesto la restituzione?’. "Non ricordo", la risposta di Sabatini, che ha poi precisato che, al contrario, i canoni ordinari venivano regolarmente pagati "in automatico". Con quale modalità? "Ritengo sempre con modelli F23", ha detto, senza però indicare chi, all’interno del suo ufficio, si occupasse della pratica, né al momento sono state mostrate le ricevute di pagamento chieste dall’accusa.

Il processo per falso e truffa, davanti al giudice Cecilia Calandra, è stato unito a quello per calunnia a carico dello stesso Sabatini – difeso dall’avvocato Marco Bigari – nei confronti di dodici persone tra funzionari del Comune cervese e ufficiali di polizia giudiziaria. Numerose le parti civili, oltre al Comune. Questa vicenda maturò nel 2017, all’indomani della decadenza della concessione demaniale, quando l’imputato aveva sostenuto che la procedura di sgombero avrebbe delineato un abuso d’ufficio degli amministratori. Nelle vari querele usò frasi come "il Comune con spregiudicatezza e ’ambitio mala’.." o "esecuzione di sgombero da manuale criminale". Sabatini ieri ha ammesso che il tono di alcune frasi era un po’ forte, attribuendole agli avvocati di Roma che avevano scritto le querele.

Lorenzo Priviato