I droni a caccia dell’eternit sul territorio

Serviranno a mapparne la presenza. Verranno utilizzati anche per individuare i quartieri troppo cementificati in città e renderli più verdi

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Prenderà il via a inizio 2023 il progetto attraverso il quale il Comune e l’Unione puntano ad avere una mappa completa della presenza di eternit sul territorio faentino. Per farlo ci si servirà di speciali droni dotati di fotocamere multispettrali in grado di distinguere l’eternit attraverso analisi del colore, anche attraverso gli infrarossi, e del pattern caratteristico del materiale, che solitamente si presenta nella caratteristica forma ‘a onde’. L’eternit, un fibrocemento a base di amianto, fu per decenni un materiale quasi onnipresente negli interventi edilizi: nel settore delle abitazioni, in quello industriale ma anche nell’edilizia pubblica. Questo fino a che non se ne accertò la pericolosità: da allora non viene più commercializzato in Italia. "Una volta individuata la presenza di eternit ne andrà valutato lo stato di conservazione – spiega l’assessore all’Ambiente Luca Ortolani –. Andranno rimosse le porzioni in uno stato di cattiva conservazione al punto da rischiare di andare in frantumi". È in quel momento infatti che l’eternit diventa pericoloso, quando i frammenti che lo compongono possono essere inalati dall’organismo umano. "Detto questo, in futuro tutto l’eternit andrà rimosso, non appena il suo stato di conservazione cominci a destare preoccupazione". Chi effettua delle ristrutturazioni già ora ha l’obbligo di eliminare l’eternit: è così che, gradualmente, il materiale dovrebbe finire con lo scomparire dal paesaggio urbano italiano. I privati nelle cui proprietà venga rinvenuto eternit a rischio dovranno insomma rimuoverlo: le casistiche in fatto di incentivi sono svariate. Al momento gli incentivi già da tempo messi a disposizione per lo smaltimento non sono tuttavia stati sufficienti a liberare la città da questo tipo di materiale: ancora oggi è facile incontrarlo. È quel che accade ad esempio quando porzioni di eternit vengono rinvenute abbandonate: normalmente sono i privati cittadini a fare la segnalazione a Hera, che poi interviene con il proprio personale, dotato in quel caso di attrezzature specifiche. Solitamente le porzioni di eternit vengono inserite in sacchi, dentro i quali effettuano il viaggio dal luogo del ritrovamento fino al sito dello smaltimento. Al momento non si sa quanti sono i metri quadri o i quintali di eternit presenti sul territorio: "È un dato di cui purtroppo non disponiamo – dice Ortolani –: la normativa attuale prevede infatti che siano i privato ad autodenunciare la presenza del materiale nelle loro case o capannoni. Ma realisticamente non tutti lo hanno fatto: per questo si è optato per i droni, che dovrebbero darci dati precisi".

I droni non cattureranno solo la presenza di eternit: dall’alto scatteranno anche una serie di fotografie dalle quali emergerà una vera e propria radiografia della città sotto il profilo ambientale: "Nei centri urbani verrà valutata in particolare la permeabilità del suolo" prosegue Ortolani. Dalle immagini si capirà insomma dove la presenza di cemento e asfalto è più capillare e dove esistono ancora fasce di verde fra le aree costruite: "È dove cemento e asfalto sono più diffusi che in caso di ondate di caldo estremo, comuni per molti mesi nel 2022, si creano le cosiddette isole di calore" dice Ortolani. Si tratta di aree in cui la temperature è più alta rispetto alla campagna, per via dell’assenza di alberature in grado di creare zone d’ombra e per la scarsità di porzioni di terreno capaci di assorbire il calore.

Le zone più a rischio sono in questo caso normalmente quelle oggetto delle urbanizzazioni che hanno visto la luce fra la seconda metà del Novecento e gli anni Ottanta, quando le prescrizioni in fatto di conservazione del verde urbano erano blande o inesistenti. Una volta chiarita la presenza a Faenza e nei comuni dell’Unione di porzioni di abitato esposte a questo rischio per via dell’impermeabilizzazione del suolo "sarà possibile inserire nel regolamento urbano edilizio delle prescrizioni per mitigare gli effetti delle ondate di caldo estremo – prosegue Ortolani –. Le zone prive di vegetazione, ad esempio, potranno essere oggetto di interventi per ripristinare le aree verdi, con uno sguardo pure sul fronte della biodiversità, auspicabile anche in ambiente urbano".

Filippo Donati