"I farmaci nel caffé? Uno scambio di scatole"

Al processo che lo vede imputato di tentato omicidio per avvelenamento dell’ex moglie, il 49enne cuoco ha parlato di "involontarietà"

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La somministrazione di farmaci? "Un errore involontario". E i messaggi in cui scriveva alla figlia, sul conto dell’ex moglie, “le mettiamo un sacco in testa, le diamo un rullo di bastonate e l’abbandoniamo da qualche parte?“ "Un modo per sdrammatizzare". Sono queste alcune delle risposte fornite ieri in tribunale da Remigio Scarzani, il 49enne chef di Faenza a processo con l’accusa di aver tentato di uccidere l’ex moglie avvelenandole il caffè attraverso la somministrazione occulta di farmaci. L’imputato, in carcere ormai da più di un anno, rispondendo alle domande del Pm Cristina D’Aniello e dell’avvocato Laerte Cenni, parte civile a tutela della vittima, ha offerto una ricostruzione della vicenda che contrasta con l’intero impianto accusatorio, stando al quale il mix nella tazzina della donna di Eliquis, un anticoagulante, e di Carvasin, un vasodilatatore, avrebbe potuto provocarle emorragie inarrestabili. Riguardo al primo farmaco, ha detto il cuoco, alla moglie lo avrebbe somministrato "solo per farla stare tranquilla": la parte civile ha rimarcato che il bugiardino non fa alcun riferimento a questa specificità. Invece riguardo al secondo, il Carvasin, era stato prescritto a lui dal medico per curare patologie coronariche e, dunque, sarebbe finito per errore nel caffè della donna, frutto della confusione delle scatole in quanto, sebbene non daltonico, ha detto l’imputato, "fatico a distinguere certi colori". La dimensione delle pastiglie, ha osservato l’avvocato Cenni, è tuttavia diversa.

L’imputato ha inoltre ricostruito la complessa genesi del menage à trois che sarebbe all’origine del suo proposito di fare fuori la moglie. Lui l’aveva lasciata nel 2017 avviando una relazione con un’altra donna, la quale nel maggio 2019 scoprì proprio da un messaggio della ex rivale che Scarzani continuava a tenere i piedi in due scarpe. Messo alla porta dalla nuova compagna, si sarebbe voluto vendicare su chi gli aveva guastato la festa, l’ex moglie, inscenando il suo piano di vendetta col pretesto di un riavvicinamento.

Al contrario, a detta dell’imputato, difeso dagli avvocati Mario Malvolta e Marco Valeri, sarebbe stata la ex moglie a volersi riavvicinare a lui, anche se – cosa ritenuta insolita – dopo quell’estate 2019 non hanno più avuto rapporti sessuali con lei. Il cuoco ha negato le accuse di sesso ottenuto in precedenza con la forza e di mancata corresponsione degli alimenti, dato che a suo dire avrebbe contribuito alle spese pur dimenticando di documentarle.

Lorenzo Priviato