Covid Ravenna, i ricoveri sono la metà dell’anno scorso

All’ospedale di Ravenna i pazienti col Covid sono 43. La direttrice Bravi: "In questo periodo nel 2020 erano 102"

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Crescono i contagi, crescono i ricoveri. È pura matematica, e con la matematica degli ospedali pieni abbiamo dovuto imparare a fare i conti da marzo 2020 in poi. La Romagna che l’8 novembre contava 94 ricoverati allo scorso 29 novembre ne aveva 176: il ‘livello rosso’ di occupazione dei letti (che non corrisponde alle ‘zone’ definite dal governo, ma al piano aziendale dei posti ospedalieri definito dall’Ausl) scatta sopra a 200. Dall’altro lato però ci sono i vaccini, che mantengono tutto a livelli molto più bassi rispetto a un anno fa.

Francesca Bravi, direttrice sanitaria dell’ospedale di Ravenna, è preoccupata?

"Come incidenza settimanale dei contagi a Ravenna siamo arrivati a 250 casi per 100mila abitanti. Va però considerato che avere tanti nuovi casi non significa avere un eguale impatto sui ricoveri, perché c’è il vaccino a fare la differenza".

Com’era la situazione dei ricoveri un anno fa e com’è ora?

"L’anno scorso avevamo 102 ricoveri Covid all’ospedale di Ravenna, alla stessa data ora ne abbiamo 43. In tutta l’Ausl Romagna siamo passati da 600 a ora circa 190: il vaccino è determinante, e se l’incidenza è elevata è perché siamo molto bravi come Sanità pubblica nel tracciamento dei casi".

A quali livelli di cure si collocano i 43 pazienti ricoverati ora?

"Abbiamo 16 posti letto in Pneumologia semintensiva, occupati da 13 pazienti. In Malattie infettive i ricoverati sono 15, ma i letti possono arrivare a 24. Abbiamo poi aperto un setting internistico con 12 posti letto, di cui ne sono occupati 9, e da questo punto di vista va detto che è stata aperta anche una Cra Covid a Ravenna dove vengono assistiti i pazienti meno gravi, soprattutto anziani con comorbidità e fragilità".

E poi c’è la Terapia intensiva… "Sì, dove ci sono i casi più gravi: spesso persone in cui il Covid diventa un fattore peggiorativo in un quadro clinico con comorbidità, specialmente se non si è stati sottoposti alla doppia dose di vaccino. Qui i pazienti a Ravenna sono 6. Negli altri ospedali della provincia Lugo ne ha 4 e Faenza 3, ma i numeri cambiano velocemente".

Nell’ultimo mese il quadro è cambiato, è arrivata la quarta ondata. Quali modifiche avete dovuto apportare in termini di posti letto da allora?

"Un mese fa non c’era il setting internistico, aperto da poco: è diventato importante fornire una risposta ospedaliera intensiva. Poi abbiamo portato i posti in Pneumologia da 8 a 16".

Teme che presto si passerà al ‘livello rosso’ nell’occupazione dei letti?

"Non ci siamo ancora. E comunque va specificato: il livello rosso è un livello del piano aziendale di occupazione dei posti letto, non corrisponde alla ‘zona rossa’ delle restrizioni. Anzi: è tutto aperto, e anche questo è grazie al vaccino".

L’impressione è che tra i ricoverati ci siano soprattutto non vaccinati. È così?

"Si può avere l’infezione anche da vaccinati, ma cambia la gravità. Non esserlo mette maggiormente a rischio di contrarre una forma grave della malattia, e il fatto è proprio questo: se non sei vaccinato arrivi in ospedale con un quadro clinico più importante. È fondamentale sottoporsi alla terza dose di richiamo, che ora si può fare dai 18 anni in su a 5 mesi dall’ultima somministrazione".

Sara Servadei