
Un momento di ‘Gaia’, coproduzione Ravenna Festival ed ErosAntEros
Ci sono anche il Centro di Produzione Ravenna Teatro (-6,5) e il Festival di ErosAntEros (-7,9) tra le realtà colpite dal declassamento del ministero della Cultura. La preoccupazione è tanta, perché la diminuzione dei punti comporterà una riduzione dei finanziamenti ministeriali, ma anche per l’idea di cultura che scaturisce dalle scelte fatte e dai nuovi parametri.
"Queste scelte – sottolinea Fabio Sbaraglia, assessore alla Cultura – prefigurano tagli di risorse che rischiano di impoverire drammaticamente l’offerta culturale di una terra che nei linguaggi del teatro e della danza ha sempre espresso livelli di assoluta eccellenza. E sempre puntando su un’alta qualità della ricerca artistica e interpretando la cultura come strumento attivo di partecipazione e di cittadinanza". Un’impostazione, prosegue Sbaraglia, "scellerata, che di culturale ha ben poco e che rischia di svilire la cifra artistica a favore di mere logiche commerciali". E che ha già portato alle dimissioni, in commissione ministeriale, di tre membri, tra cui il ravennate Alberto Cassani. "Tra i parametri utilizzati – spiega Cassani – è scomparso quello sull’innovazione e ha assunto molta più rilevanza, nella valutazione del punteggio complessivo, il dato su sponsor privati e botteghino". Premiando chi non si assume il rischio culturale, legato alla sperimentazione, all’individuazione di nuovi pubblici.
"È un atteggiamento generale di questo Governo – dice il regista e drammaturgo Marco Martinelli, Ravenna Teatro/Albe – che riguarda anche la sanità, la cultura. È un sistema che guarda ai numeri, al denaro, non all’umanità. Faccio anche autocritica perché forse non siamo riusciti a creare una difesa più forte in grado di proteggere la cultura, il nostro lavoro. Ma resisteremo, come immagino faranno tutti gli altri". Accanto a lui l’attrice Ermanna Montanari sottolinea l’urgenza di "trovare nuove parole e nuove azioni". Agata Tomsic, di ErosAntEros guarda al futuro: "Questo sistema ci impedisce una prospettiva, è come se ci togliesse la possibilità di immaginare. Mettere da parte l’innovazione, privilegiare il teatro commerciale è come privilegiare nella ricerca scientifica chi ha già le possibilità di inserirsi nel mercato. Non scaturirà mai niente di nuovo. Noi non molliamo e chissà che da questa situazione negativa non nasca qualcosa di positivo, nuove relazioni, più dialogo tra noi operatori così da escogitare strategie future per resistere".
Annamaria Corrado