Se qualcuno che portava sempre il cappello in testa, si presentava agli amici senza, c’era il rischio che si sentisse apostrofare con: "A sit sòci, te?" (Sei socio?). Il detto nasce da un’usanza delle feste da ballo, durante le quali era costume degli uomini portare il cappello in testa; solo i soci del circolo, per distinguersi, stavano a capo scoperto. Se invece si presentava con un cappello nuovo doveva "bagnê e’ capël", bagnare il cappello, cioè pagare da bere agli amici. In caso di rifiuto il cappello veniva sberciato a forza di manate sulla testa. Oppure "i butéva zò e’ capël", gli facevano cadere il cappello a terra. Un gesto considerato più sgarbato delle manate sul cappello perché inteso come una sfida, che a volte finiva a botte.
Beppe Sangiorgi