I teli di San Francesco: "Saranno visibili in chiesa"

Custoditi nel convento delle Clarisse da due secoli, avvolsero le sue ossa . Per la prima volta esposto anche un brandello della tunica.

I teli di San Francesco: "Saranno visibili in chiesa"
I teli di San Francesco: "Saranno visibili in chiesa"

Non erano mai stati esposti: custoditi dalle suore di clausura Clarisse Cappuccine di via Pietro Alighieri, sono rimasti all’interno del monastero, in una cassetta di legno, per due secoli. Sono i teli di lino che, i primi del 1800, servirono a proteggere in una cassa i resti di San Francesco d’Assisi in occasione di un trasferimento interno al complesso religioso umbro. E c’è anche un piccolo frammento della tunica avvolto in una sottilissima seta. Domani, dalle 15 alle 18.30, saranno esposti nella basilica di San Francesco a Ravenna, nel giorno dedicato al santo. Alle 18.30 il vescovo Lorenzo Ghizzoni celebrerà la messa.

A donare teli e frammento al monastero era stato, nel 1826, monsignor Bonaventura Zabberoni, frate conventuale ravennate che viaggiò molto, divenne vescovo, si intrattenne con papi e imperatori, e fu custode del Sacro Convento di Assisi nei primi del 1800, quando vennero intraprese, anche su suo impulso, le ricerche per il ritrovamento del corpo del santo. "Le lasciò da noi – spiega suor Maria Grazia, madre del convento ravennate – don Zabberoni e sono rimaste qui, in una cassa di legno piccola, custodita in una cassa più grande dove nell’800 furono trasportate le ossa nel nuovo sepolcro. Di sicuro Suor Agnese che era qui da sempre e ora non c’è più, avrebbe saputo raccontare la storia con molti più particolari. Era la più anziana. Nella cassetta ci sono i teli e alcune carte, scritti di monsignor Zabberoni. La cassa più piccola era chiusa con i sigilli, con il divieto assoluto di toglierli ed erano sigillati anche i teli. Solo in tempi recenti, probabilmente nei primi anni del Novecento, i sigilli sono stati tolti. È stato chiesto il permesso e così la cassetta è stata aperta".

Bonaventura Zabberoni aveva assunto diversi incarichi anche a Bologna e Ravenna, nella sua città aveva avuto un ruolo determinante nel convento di San Francesco negli anni appena precedenti la soppressione napoleonica degli ordini religiosi del 1810. Nel 1826, anno della sua morte, decise di donare ad una sua nipote, monaca di clausura delle Clarisse Cappuccine di Ravenna, la cassetta. Ieri padre Ivo Laurentini, del Centro Dantesco dei Frati minori conventuali ha trasferito la cassetta dal monastero alla basilica. E dopo l’esposizione di mercoledì, che consentirà a molti ravennati di conoscere questa storia, le suore accoglieranno nuovamente tra le loro mura i preziosi oggetti.

Annamaria Corrado