Il cliente del veterinario "Fece tagliare la coda al cane illegalmente" Rinviato a giudizio

L’uomo, un 43enne, deve rispondere di maltrattamenti e falso per aver praticato il vaccino all’animale e aver falsificato il libretto. Assolti l’80enne a cui era stato affidato il labrador Balto e una 40enne.

Il cliente del veterinario  "Fece tagliare la coda  al cane illegalmente"  Rinviato a giudizio
Il cliente del veterinario "Fece tagliare la coda al cane illegalmente" Rinviato a giudizio

Il taglio illegale della coda al proprio cane per fini estetici, eseguito dal veterinario, e un vaccino praticato in assenza del professionista, con contraffazione del libretto dell’animale, sono costati il rinvio a giudizio a un 43enne, per maltrattamenti e falso. L’uomo si dovrà presentare a metà settembre in tribunale a Ravenna per la prima udienza del processo che vede imputato anche il veterinario 49enne di Sant’Antonio, Mauro Guerra. Guerra, attraverso i suoi avvocati Claudio Maruzzi e Antonio Vincenzi, ha fatto sapere di voler essere giudicato per immediato, dunque saltando l’udienza preliminare. Udienza preliminare che invece si è tenuta ieri in tribunale a Ravenna, davanti al giudice Corrado Schiaretti e al pm Marilù Gattelli, per il 43enne, difeso dall’avvocato Marco Magnani sostituito dal collega Luca Berger, e per altre due persone. La prima è una 40enne di Sant’Antonio, tutelata dall’avvocato Giuliano Lelli Mami, che sui social si era abbandonata a invettive contro il padrone di un pitbull e per questo era accusata di diffamazione e minaccia aggravata. Secondo la donna il padrone del pitbull, era colpevole di aver denunciato Guerra per un intervento all’animale senza sedativo e per la proposta di praticargli un’iniezione letale. Il giudice per lei ha escluso la minaccia aggravata, mentre ha considerato tenue la diffamazione e per questo ha emesso sentenza di non doversi procedere. L’altra persona per la quale ieri si discuteva il rinvio a giudizio era l’80enne vicino di casa della direttrice del carcere di Ravenna, la 58enne Carmela De Lorenzo, accusata con il marito della morte di Balto, il labrador di 16 anni la cui eutanasia, praticata il 19 agosto del 2020, ha dato il via all’indagine coordinata dal pm Gattelli e condotta da Polizia locale, Carabinieri forestali e Finanza. Assistiti dall’avvocato Ermanno Cicognani, De Lorenzo e il marito saranno giudicati con rito abbreviato, condizionato dall’esame di tre testi (se ne parlerà a luglio). Per l’80enne (difeso dall’avvocato Francesco Furnari), a cui era stato affidato Balto durante un periodo di assenza della coppia e che era accusato di maltrattamenti, il gup ieri ha optato per il non doversi procedere.

Secondo l’accusa, il labrador Balto fu lasciato solo e sofferente, senza cibo né acqua. I suoi latrati il 19 agosto 2020 avevano attirato l’attenzione di un agente della Polizia locale: ma quando i padroni – fuori città – erano stati avvertiti del fatto che un veterinario pubblico era arrivato per prendersi cura del loro cane “malato, disidratato, denutrito e sofferente”, secondo il pm invece che rientrare, lo avevano affidato al veterinario Guerra. Ecco perché le verifiche si erano poi spostate a Sant’Antonio. Gli accertamenti della guardia di Finanza scattati dopo il ritrovamento di un tesoretto in contanti, hanno permesso alla procura di contestare una maxi-evasione dell’imposta sui redditi per gli anni che vanno dal 2014 al 2019. Tra i metodi contestati dagli inquirenti, troviamo una doppia contabilità in nero e criptata; l’uso di scontrini fiscali al posto delle fatture; la creazione di un magazzino in nero nel quale fare rientrare il giro di affari sottratto alla documentazione fiscale; l’uso pure dei conti correnti intestati ai genitori per non fare scattare le segnalazioni del sistema anti-riciclaggio; e l’occultamento di 615 mila euro. Nella lista accuse ci sono naturalmente anche gli eventi legati al decesso di Balto, soppresso – sempre secondo gli inquirenti – senza una valutazione diagnostica adeguata. Al veterinario viene pure contestata la crudeltà dato che Balto sarebbe stato sottoposto al farmaco dell’eutanasia senza essere prima essere anestetizzato.

Milena Montefiori