Anche lui all’inizio, specialmente di fronte a quel tesoretto, aveva avuto qualche perplessità. "Ma conoscendo il dottor Guerra e la sua logica di vita non comune, mi sono convinto". E cioè che tutto - risparmi, acquisizione di terreni, scarsi prelievi dai conti correnti - fosse stato frutto di meticolosi accantonamenti e di una vita a dir poco morigerata. Dentro ci sono pure i 615 mila euro trovati nel suo garage durante la perquisizione del 10 dicembre 2020.
Una ’teoria del risparmio’ quella messa sul piatto in aula ieri mattina dal consulente fiscale nominato dal veterinario Mauro Guerra - a processo appunto non solo per maltrattamento e uccisione di animali ma anche per reati di natura fiscale - che ha incontrato la forte resistenza del pm Marilù Gattelli materializzatasi sottoforma di domande mirate. Il giudice Piervittorio Farinella a un certo punto ha tracciato questa linea di base: "Il consulente ha illustrato quelli che sono a suo avviso i dati: ha risposto".
Nello specifico secondo l’esperto della difesa, le risorse di Guerra derivavano "in parte dagli incassi relativi ai prodotti agricoli ceduti a cooperative; e in parte a disinvestimenti di titoli". A conti fatti cioè "esisteva compatibilità tra l’acquisto dei terreni e i redditi denunciati, tenuto conto dei volumi d’affari e dell’attività agricola". In quanto alle agende sequestrate a Guerra e che, secondo l’accusa, proverebbero l’esistenza di una contabilità parallela, per il consulente "i numeri indicati in alto vicino alla data del giorno spesso assieme a un asterisco, a mio parere" rappresentavano "saldi progressivi della liquidità e non certamente incassi di quel giorno". In quanto alle spese, in generale il veterinario, "grazie alle attività che svolgeva, aveva la possibilità di produrre tutti i generi alimentari che gli occorrevano: non aveva cioè bisogno di fare la spesa al supermercato". Di benzina "sostanzialmente non ne aveva bisogno perché lavorava nella sua azienda sotto casa". A completare il quadro, il fatto che conducesse "una vita morigerata senza ristorante o altro". Infine "alcune spese come luce e bollette, venivano pagate in automatico dal conto". Ed eccoci giunti ai celeberrimi 615 mila euro: "Sono l’accumulo di circa 20 anni di lavoro per una media di 20 mila euro l’anno"
Il pm, agendine alla mano, a questo punto ha sottolineato che "i dati smentiscono la teoria del risparmio". Il consulente ha però tenuto il punto: "Non capisco perché: si tratta di un processo di accumulo nel tempo". E poi "gli appunti vanno interpretati: se il riferimento è a 240 mila euro, allora potrebbe trattarsi del saldo in quel momento: e se sono saldi progressivi, non è che poi devo fare la somma". Ma per il pm sono i dati Istat a smentire Guerra: "Nel 2017 aveva una famiglia di 4 persone con spesa stimata di 24 mila euro anno. Ma in banca risulta un solo prelievo da 230 euro: come poteva vivere e come poteva avere risparmiato? Per il consulente tuttavia "nella situazione specifica, gli indici Istat non sono applicabili perché grosso delle spese non figurano. Qui non ci sono incassi in nero".
Andrea Colombari